Perché Facebook non rimuove le pagine di bufale e disinformazione
Chiariamo alcune cose una volta per tutte. Il 12 maggio 2019 è giunta la notizia della chiusura di 23 pagine Facebook dove alcune di queste contenevano bufale e disinformazione a scopo di propaganda politica, e non solo. L'Organizzazione non governativa Avaaz ha stilato un report, molto chiaro e accessibile al pubblico, dove è possibile consultare l'elenco delle pagine chiuse – contenenti materiale di tipo politico e complottistico – insieme ad alcuni esempi di bufale ed infine alcuni esempi di violazioni del regolamento di Facebook stesso. A seguito del fatto si sono mossi molti commentatori che hanno urlato alla censura, alla violazione dellalibertà di espressione, come se esistesse una sorta di«ministero della verità».Non è affatto così.
Indice:
- Il titolo del report di Avaaz: "Italian networks breaking Facebook rules on inauthentic behavior"
- Voxnews rendeva noto l'elenco degli hotel ospitanti richiedenti asilo invitando gli utenti a non andarci, inoltre definiva "patrioni" coloro che li vandalizzavano.
- Il punto 3 del report di Avaaz dove vengono segnalate le violazioni delle regole di Facebook da parte delle pagine poi bloccate
- La foto bufala e subito sotto la proposta di Facebook per la lettura del fact-checking
Il titolo del report di Avaaz: "Italian networks breaking Facebook rules on inauthentic behavior"
Partiamo da Avaaz, diventato colpevole di aver stilato una serie di segnalazioni alla piattaforma social sulla base degli elementi raccolti dauna lista di pagine ritenute irregolari. Chiunque su Facebook può segnalare un contenuto che viola le normative della comunità, per questo il team diZuckerberg fornisce i tool di segnalazione che trovate in qualunque post pubblicato da chiunque. Per certi contenuti, in questi anni, non c'è stato bisogno di Avaaz o di una grossa associazione per ottenere certi risultati.
L'esempio Voxnews e Adsense
Mettiamo il caso di Voxnews dove c'erano delle evidenti violazioni del regolamento di Adsense, la piattaforma di monetizzazione di Google. A seguito di un mio reportil sito è stato letteralmente demonetizzatoper aver pubblicato contenuti vietati, quali incitamento alla violenza e incitamento all’odio o alla discriminazione. L'elenco è lungo, ma non era prevista una «violazione per fake news».
Voxnews rendeva noto l'elenco degli hotel ospitanti richiedenti asilo invitando gli utenti a non andarci, inoltre definiva "patrioni" coloro che li vandalizzavano.
Il colpevole è chi segnala o chi viola?
L'operato di segnalazione è una cosa assolutamente normale e richiesta dalle stesse piattaforme che da sole non possono controllare ogni singolo contenuto. C'è bisogno, dunque, dell'iniziativa umana, ma non per questo bisogna equiparare un segnalatore a uno sceriffo o un pubblico ministero. Chiunque di fronte a un probabile illecito ha il diritto di denunciare quanto riscontratoalle autorità competenti che decideranno sul da farsi: nel caso di Voxnews la palla era andata a Google e nel caso delle 23 pagine a Facebook.
Il punto 3 del report di Avaaz dove vengono segnalate le violazioni delle regole di Facebook da parte delle pagine poi bloccate
Facebook non ti blocca se condividi bufale
Come detto più volte, sia in radio che in televisione, la questione è legata al regolamento interno della società privata Facebook che qualunque utente deve rispettare. Insinuare che il social network censuri per volere dei«poteri forti» o per«un'idea politica» è di fatto una bufala per un semplice motivo che a qualcuno sfugge. I servizi forniti da siti difact-checking Maldito Bulo, Les ObservateursePagella Politicavengono utilizzati da Facebook per proporre agli utenti che condividono un contenuto scorretto – bufala, disinformazione, complottismo e via dicendo – la verifica di quanto hanno pubblicato sulla piattaforma. Non c'è un'opera di censura, ma una proposta, altrimenti a seguito del lavoro svolto dai colleghi ci sarebbe stata ormai da tempo una «strage» di pagine e account.
Quello che può succedere, in caso di continue e ripetute condivisioni di contenuti falsi, è una riduzione della visibilità della pagina senza che venga bloccata, dunque i contenuti rimangono a disposizione di chi lo desidera. Per maggiori informazioni potete consultare Newsroom di Facebook dove in un articolo del 10 aprile 2019 spiegano il loro approcio nella lotta alla disinformazione.
Per cosa sono state bloccate le pagine citate da Avaaz?
Dopo un colloquio con Facebook Italia, le principali motivazioni dei blocchi erano:
- il cambio dei nomi delle pagine (come riportato nell'articolo precedentecitando il «mercato delle vacche»);
- l'uso scorretto di multi account;
- spam;
- incitamento all'odio.
Nell'ordine, la violazione meno riscontrata è quella legata all'incitamento all'odio. Quelle più rilevanti sono state il cambio improprio del nome delle pagine e lo spam:
Lo spam su Facebook è definito come un'attività non autentica automatizzata (pubblicata da bot o script, ad esempio) o coordinata (usando più account per diffondere e promuovere contenuti ingannevoli). La definizione comprende spam commerciale, pubblicità ingannevole, frode, link dannosi e promozione di merci contraffatte.
Gli spammer spesso creano account falsi e li usano per pubblicare rapidamente grandi quantità di contenuti di spam. Possono anche usare malware per diffondere lo spam. Ogni giorno la nostra tecnologia blocca milioni di tentativi di creazione di spam. Nel caso dello spam che riesce a essere creato, usiamo anche la tecnologia di riconoscimento, insieme alle segnalazioni degli utenti, per individuarlo e rimuoverlo prima che si diffonda.
Un esempio dell'operato di Facebook contro le bufale
Un piccolo esempio lo possiamo vedere nella falsa foto diffusa su Facebook del volto tumefatto di Antonio Cosimo Stano, una brutta bufala che non è stata censurata dal social network. Nello screenshot sottostante potete notare il post contenente la foto e subito sotto un box intitolato«Articoli correlati» dove viene riportato il fact-checking da parte del partner di Facebook nel Paese dove è stato diffuso il contenuto, in questo caso Pagella Politica che a sua volta riporta il nostro articolosu Open.
La foto bufala e subito sotto la proposta di Facebook per la lettura del fact-checking
In questo modo l'utente ha la possibilità di farsi una propria idea sui contenuti diffusi sul social, senza applicare una censura vera e propria come tanti denunciano a Facebook di fare rimuovendo le famose 23 pagine citate da Avaaz.
Conclusioni:
- le pagine hanno violato in più di un'occasione il regolamento di Facebook;
- non c'è una regola «vietato pubblicare fake news» da parte di Facebook;
- Facebook fornisce agli utenti dei tool per segnalare presunte violazioni;
- Avaaz, così come anche gli utenti, possono e hanno il diritto disegnalare presunte violazioni;
- la decisione finale sull'effettiva violazione spetta a Facebook;
- Facebook non censura un contenuto falso, ma preferisce fornire il fact-checking per dare la possibilità agli utenti di informarsi.