La rivista di Harvard chiede scusa per la foto di Anne Frank in bikini
Si tratta della rivista comica della prestigiosa università di Harvard, negli Stati Uniti, finita al centro di una controversia nazionale – e internazionale – per aver pubblicato una fotografia di Anne Frank, la giovane scrittrice ebrea-tedesca, deportata dai nazisti nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove perse la vita.
La rivista – che vanta tra i suoi ex membri autori del calibro di John Updike, comici come il presentatore televisivo Conan O'Brien e, cosa più singolare, James Murdoch, il figlio del mogul mediatico Rupert – è una storica fabbrica di talenti letterari e comici, nonché tra le pubblicazioni umoristiche più longeve tra quelle ancora in attività.
La vignetta, che mostrava il volto di Anne Frank sovrapposto a un corpo femminile adulto e avvenente, in bikini, era accompagnata dal seguente titolo: «Scomparsa prima del suo tempo: tecnologie d'invecchiamento virtuale ci mostrano come sarebbe diventata Anne Frank se non fosse morta». In basso, la didascalia della foto invitava i lettori ad aggiungerlo alle ragioni per cui l'olocausto «ha fatto schifo».
Una vignetta che non è piaciuta né ad alcuni studenti, né all'università, che ha affidato ad un portavoce il compito di criticare pubblicamente la direzione editoriale della rivista per aver «denigrato la sua memoria» e di prendere le distanze da essa.
Non sono bastate le scuse dei redattori, il loro aver condannato l'antisemitismo e neppure le promesse di rivedere il loro processo editoriale. In una petizione online su Change.org, i circa 500 firmatari esigono delle scuse individuali e circostanziate e chiedono più dettagli su come esattamente la rivista umoristica intenda riformarsi. Per loro si tratta di un problema molto più ampio: la vignetta non sarebbe semplicemente un momentaneo lapsus, ma espressione delle cultura elitaria e misogina che ne condiziona la satira.