Milano aspetta Salvini (e Le Pen) con le «balconiadi». L’iniziativa dei Sentinelli – L’intervista
«Questa Lega è una vergogna»,«Prima gli esseri umani e poi… I 49 milioni», «Non sei il benvenuto». Sono solo alcune delle frasi comparse sui balconi delle case, in protesta contro le politiche della Lega.Le «balconiadi», le chiamano, scegliendo un suffisso legato ai grandi eventi ealle grandi peripezie. Un'ironica "epica delbalcone", dove un terrazzino ne chiama un altro e dove a uno striscione ne segue uno nuovo. Per un'ondata che sta attraversando tutto lo stivale italiano.
Dopo gli episodi di Brembate, Lumezzane, Salerno e Verona, ne spuntano 200 a Campobasso. E aMilano,in occasione del comizio di Matteo Salvini e Marine Le Pen previsto inpiazza Duomo il 18 maggio, si preannuncia un'altrafioritura di lenzuola sotto le finestre dei residenti. A lanciare l'idea stavolta sonostati I Sentinelli, associazione antifascista che già a marzo aveva organizzato la manifestazione People-Prima le persone, alla quale avevano partecipato più di 200mila persone.
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«La manifestazione è di tutti», dice a Open Luca Paladini dell'associazione. «Non ci sono imposizioni, né slogan. Ognuno usi la sua fantasia per dare "il benvenuto" al ministro a modo suo».
Che succederà sabato a Milano?
«Fino a domenica non eravamo molto convinti di questo tipo di protesta. A farci cambiare idea è stata la rimozione dello striscione di Brembate. A quel punto la questione ha preso un respiro più ampio. Quindi abbiamo lanciato l'idea su Facebook, tramite l'hashtag #Salvinitoglianchequesto per far partecipare quante più persone possibili. Al momento c'è un tantissima gente che ci ha detto che lo farà. Ma non abbiamo dato un claim: la nostra balconiade è totalmente anarchica».
Chi c'è dietro all'organizzazione della protesta di sabato?
«Tutta la città. Noi abbiamo solo lanciato l'idea, non stiamo fisicamente organizzando la cosa. Non c'è nessun laboratorio dove ci siamo rinchiusi per realizzare centinaia di striscioni. Cisiamo resi conto che c'era nell'aria questo sentimento di indignazione nei confronti tanto delle parole di Matteo Salvini, quanto dell'azione di repressione verso gli striscioni. E così abbiamo deciso di provare a dargli una forma concreta.
A Milano I Sentinelli hanno già dimostrato che la città è restia a farsi affascinare da messaggi politici di questo tipo. Contiamo molto sulla fantasia e sull'ironia dei cittadini per le dare forma alla protesta. Dopo l'episodio di piazzale Loreto (dove un gruppo di ultras aveva esposto uno striscione inneggiante a Mussolini, ndr), è necessario tornare ad appropriarci degli striscioni per esprimere un dissenso. Poi siamo sicuri che tutti sapranno scegliere la frase giusta, perché la volgarità non ci ripagherebbe».
Pensate già a un movimento?
«Al momento non si può parlare di un movimento, anche se le adesioni arrivano da diverse parti d'Italia. Abbiamo dato un hashtag in modo tale che possiamo monitorare da dove esporranno e quanti saranno i balconi coinvolti. Molti ci chiedono anche se possono partecipare esponendo il proprio striscione sabato da altre strade e piazze. Da Roma, Perugia, Cagliari, Cosenza, Rimini. E chi siamo noi per impedirglielo? Ma non solo per quanto riguarda le grandi città. Credo che sia un'occasione importante anche per dare voce a quelle cittadine o paesi più piccoli che di solito non ha risalto mediatico. Non importa che siano visti da lui, importa ricordare a tutti che il dissenso può essere manifestato e che la voce di ognuno è importante per cambiare le cose».
Andrete avanti anche dopo la manifestazione di sabato?
«Gli striscioni, come il dissenso verso il sovranismo, non hanno una scadenza. Non c'è una data né un orario (molti vogliono iniziare già da oggi). Quindi sì, potrebbe andare anche oltre. Poco conta che lui li veda. L'importante è che la città dia una risposta a livello plastico ai messaggi politici e sociali espressi dalla Lega e da tutti i movimenti politici che gli sono vicini.
Noi la consideriamo assolutamente un'azione politica. Una mobilitazione che guarda alle europee e che vuole prendere le distanze da tutte le idee sovraniste che vogliono decidere il destino dell'Europa».
Avete lanciato l'hashtag #salvinitoglianchequesti. E se alla fine li rimuovesse davvero?
«Quel giorno la città non sarebbe presidiata se tutte le autorità fossero impegnate a togliere gli striscioni. Sono certo che ce ne saranno tantissimi. E se dovesse accadere, lo denunceremmo come atto gravissimo e non accettabile. Togliere gli striscioni di dissenso è una roba da Cile anni Settanta».