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Meno reati, più detenuti: lo squilibrio del sistema penitenziario italiano

17 Maggio 2019 - 07:13 Felice Florio
A Taranto e a Viterbo, dal 2019, sono morti otto detenuti. E in tutta Italia il tasso di affollamento si sta avvicinando al 120%: nei prossimi due anni il rischio è di incorrere nell'ennesima procedura di infrazione europea

«Il carcere secondo la Costituzione». Si intitola così l’ultimo report di Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale. E il primo dato che salta all’occhio è il sovraffollamento del sistema penitenziario italiano. Un fenomeno al quale siamo abituati, ma è indicativo che i numeri siano in costante crescita: al 30 aprile 2019 i detenuti erano 60.439, di cui 2.659 donne (il 4,4% del totale).

«Le presenze in carcere sono cresciute di 800 unità rispetto al 31 dicembre 2018 e di quasi 3.000 rispetto all’inizio dello scorso anno – si legge nel report .- Ma soprattutto ci sono oggi ben 8.000 detenuti in più rispetto a tre anni e mezzo fa. Con questo trend nel giro di due anni si tornerà ai numeri della condanna europea».

Un tasso di affollamento che ha raggiunto il 120% della capienza delle carceri. Preoccupa anche la percentuale delle celle dove non si rispetta la metratura minima per detenuto, stabilita in tre metri quadrati dalla Corte di Strasburgo. In Italia quasi una cella ogni cinque non è a norma ed è stato «rilevato il rischio di trattamento inumano o degradante».

Se i detenuti aumentano, Antigone ha constatato una diminuzione dei reati nel nostro Paese. Un divario alquanto strano, giustificabile solo con l’inasprimento delle pene. «In questo rapporto inverso – ha commentato il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella – può essere letta la tentazione, emersa negli ultimi anni, di un ritorno ad un primitivo significato di pena racchiusa nello slogan da più parti agitato “devono marcire in galera”»

Non c’è stato un aumento dei reati, nemmeno di quelli più gravi. Eppure, confrontando le pene italiane con quelle dell’Europa. «il 17% delle condanne comminate nel nostro paese va dai 10 ai 20 anni, a fronte di una media europea dell’11%. Il 27% dei detenuti ha una pena compresa tra i 5 e 10 anni: 9 punti percentuali in più rispetto alla media europea che è del 18%»

Una fotografia tragica del sistema penitenziario italiano. Il report accende la luce sull’alto numero di suicidi in carcere, 11,4 ogni 10 mila detenuti e, dall’inizio del 2019, già 31 morti in cella per cause naturali o per suicidio. «È Taranto il carcere più affollato di Italia che, insieme a quello di Viterbo, è la struttura dove più detenuti si sono suicidati». Quattro suicidi a Taranto da gennaio scorso, tre suicidi a Viterbo, dove un detenuto invece è un morto assassinato.

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