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Israele e Palestina “abbracciati” sul palco: l’Eurovision è stato anche il festival della politica

19 Maggio 2019 - 07:55 Valerio Berra
Durante la performance di Madonna, due ballerini con le bandiere dei due Paesi sulle spalle hanno danzato insieme. In una cornice eurotrash, ma meno del solito, anche questa edizione del festival si è chiusa lasciando ancora molto di cui parlare

«These cool hand claps are such a mood». Per 27 punti di differenza, 492 a 465, l’Italia ha ceduto il posto all’Olanda. La 64° edizione dell’Eurovision Song Festival ha incoronato Duncan Laurence e la sua Arcade, mentre Soldi di Mahmood si è accontentata della medaglia d’argento. Un ottimo piazzamento per questa edizione, trasmessa da Tel Aviv, in Israele. Il nostro Paese ha nel suo medagliere musicale europeo solo due ori: nel 1964 con Non ho l’età (per amarti) di Gigliola Cinquetti e nel 1990 con Totò Cutugno e la sua Insieme: 1992. L’ultima volta in cui è salita sul podio invece è stato nel 2015 con Il Volo.

Se Mahmood piace anche alla BBC

La canzone che ha vinto il Festival di Sanremo è riuscita ad incantare anche l’Europa, o meglio, quell’Europa allargata che una volta all’anno sale sul palco dell’Eurovision. Le previsioni non erano propriamente rosee. Più che per la sua Soldi, il nome di Mahmood era circolato più che altro per una imbarazzante conferenza stampa. Quando è salito sul palco, con i suoi tre ballerini, Alessandro Mahmoud ha stregato tutti, dal pubblico alla stampa. Addirittura @BBCEurovision, il profilo Twitter dell’emittente britannica dedicato a questo festival, ha scritto: «Italy: These cool hand claps are such a mood. A Mahmood!». Questo secondo posto non è stato preso bene da tutti. Qualche fan particolarmente accanito è andato sulla pagina Wikipedia della Danimarca per insultarli. La colpa era quella di non aver ricambiato i voti dell’Italia nel sistema utilizzato per scegliere il vincitore dell’Eurovision. Un affronto tale da meritarsi la definizione di «Stato con il maggior numero di abitanti infami» della Scandinavia.

Esibizioni più timide, canzoni più pop

L’Eurovision è diventato famoso per il kitsch. Quella tendenza all’eccesso, oltre il buon gusto, che nel corso degli anni ci ha regalato per come il gruppo finlandese salito sul palco con dei vestiti da mostri per cantare Hard Rock Halleluja o i punk estoni di Meiecundimees üks Korsakov läks eile Lätti. Ancora una volta, per capire cosa è stata la loro esibizione, meglio guardare direttamente il video. In questa edizione invece ha trionfato il pop, lasciando poco spazio a altri generi musicali. Il brano che ha vinto, Arcade di Duncan Laurence, è in linea con il sentimento espresso da tutto il festival. Anche le esibizioni, punto forte dell’Eurovision, non hanno stupito più di tanto il pubblico, tranne che in tre casi.

C’è stata, prima di tutto, la perfomance degli Hatari. La band islandese che si ispira al mondo del Bdsm è arrivata in finale con Hatrið mun sigra e ha spezzato la monotonia della serata con un’esibizione a base di fiamme, tute in latex e gabbie di metallo. Sono tra l’altro loro che in chiusura di serata hanno sventolato una bandiera della Palestina.

Da rivedere anche Zero Gravity dell’austrialiana Kate Miller-Heidke. Sì, abbiamo detto che è un festival allargato. La cantante e le sue ballerine oscillavano su aste flessibili che, unite alla grafica degli schermi sul palco hanno dato un effetto, molto credibile, di volo.

La politica sul palco

Anche se è diventato famoso, più all’estero che in Italia, per le esibizioni più freak, da sempre l’Eurovision è stato un palco da cui lanciare messaggi, sociali e politici. Tra tutte le performance spicca, in particolare, quella di Madonna: durante l’esibizione, due ballerini con alle spalle le bandiere di Israele e Palestina si sono abbracciati. Un messaggio di pace dopo le polemiche sulla presenza di Madonna a Tel Aviv. Ha colpito anche la partecipazione di Bilal Hassaniconla sua Roi.Bilal ha 19 anni e in Francia è una star di YouTube, dal suo canale, oltre che la musica, racconta anche cosa vuol dire vivere come un queer. Quella parrucca bionda unita al suocorpo esile da ragazzo sono diventate iconiche nel suo Paese.

Bilal è salita sul palco insieme a due ballerine: la prima, Lizzy Howell, ha completamente ribaltato i canoni estetici della danza classica che vuole le ballerine snelle e minute. L’altra, Lin Chin Lang, invece è sorda ed è abituata a comporre movimenti con le mani molto più di qualsiasi altra ballerina. La perfomance di Bilal Hassani è stato un inno alla diversità, sotto ogni aspetto. Ultima nota. La politica è entrata anche nella classifica finale. Il Regno Unito infatti ha pagato lo scotto della Brexit, o forse quello di aver mandato quattro squadre alle finali di Champions League. In ogni caso, le nonostante una canzone non certo tremenda, si è classificato ultimo.

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