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Sea Watch, il procuratore dà l’ok allo sbarco e Salvini lo attacca: «Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina»

20 Maggio 2019 - 07:59 OPEN
Sea Watch, il procuratore dà l’ok allo sbarco e Salvini lo attacca
Sea Watch, il procuratore dà l’ok allo sbarco e Salvini lo attacca
Il ministro dell'Interno ha assistito in diretta, durante un'intervista a Non è l'Arena, allo sbarco dei migranti della nave ong ed è partito all'attacco del procuratore Patronaggio, lo stesso che lo aveva indagato per il caso Diciotti. Il comandante della nave è stato iscritto nel registro degli indagati

A tre mesi dal voto per il caso Diciotti, il potere esecutivo e quello giudiziario sono entrati nuovamente in conflitto. Il tema dello scontro è sempre lo stesso: lo sbarco dei migranti salvati in mare aperto. Il 19 maggio, dopo un’attesa durata due giorni al largo dell’isola di Lampedusa, la procura di Agrigento ha messo sotto sequestro la nave ong Sea Watch 3. L’equipaggio è stato indagato “sia per l’individuazione degli eventuali trafficanti di esseri umani coinvolti, sia per la valutazione della condotta della ong”, ma l’iniziativa della magistratura ha di fatto concesso ai 47 naufraghi a bordo di scendere dalla nave, contro il volere del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il comandante della nave Arturo Centore è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le immagini dello sbarco Salvini le ha viste in diretta, mentre era ospite del programma di La7 Non è l’Arena.

A dare l’ok allo sbarco è stato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, lo stesso che lo aveva indagato per sequestro di persona per il caso Diciotti. Dopo aver letto l’agenzia appena battuta, Salvini va su tutte le furie: “Se questo procuratore vuole fare il ministro dell’Interno si candidi alle prossime elezioni – dice a Giletti – io non cambio idea: approfondiremo la possibilità di valutare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chiunque agevoli lo sbarco a terra di immigrati portati in Italia da un’organizzazione illegale e fuori legge”. Una frase che suona come una minaccia allo stesso procuratore. Un cortocircuito totale tra poteri dello Stato.

La lite con Patronaggio è solo il prologo per un’altra – ennesima – lite con gli alleati di Governo del Movimento Cinque Stelle. Mentre Salvini era ospite di Giletti, il suo omologo Luigi Di Maio era seduto negli studi di Che Tempo Che Fa, davanti al giornalista più inviso a Salvini: Fabio Fazio. I due vicepremier erano in diretta a sei giorni dalle elezioni europee. Un’occasione da sfruttare in campagna elettorale. Dagli studi Rai il capo politico dei Cinque Stelle prende le difese del procuratore Patronaggio e parte all’attacco dell’alleato: “La magistratura – dice – è indipendente dal governo. Gli scontri fanno male al Paese”.

https://youtu.be/6FywGKBlV9M

Il botta e risposta tra i due studi avviene quasi in diretta. “Se qualche ministro ha dato l’autorizzazione a sbarcare gli immigrati ne risponderà davanti agli italiani, se qualcuno vuole aprire i porti e aiutare gli scafisti ne risponderà davanti agli italiani”, dice Salvini alludendo al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, che non si lascia scappare l’occasione per rispondere: “Se Salvini ha qualcosa da dirmi, me la dica in faccia. Non parli a sproposito del sottoscritto in Tv e trovi soluzioni vere sui rimpatri, non ancora avviati da quando è il responsabile della sicurezza nazionale”. Un colpo basso. Il triangolo in diretta tv si chiude con Di Maio: “Non accetto che il ministro dell’Interno dice che se stanno sbarcando dalla Sea Watch è perché i ministri 5 Stelle hanno aperto i porti. La nave è stata sequestrata dalla magistratura e, quando c’è un sequestro, si fanno sbarcare obbligatoriamente le persone a bordo. Salvini studi la legge”. A tarda serata, il ministro dell’Interno interviene in diretta Facebook e cita Papa Francesco, fischiato dai fan dello stesso Salvini meno di 24 ore prima in piazza Duomo: “Quello su Sea Watch – dice – è stato un atto politico. Porti chiusi vuol dire sbarchi ridotti del 90%, meno reati, meno problemi, meno morti. Io non voglio che il mare – come dice Papa Francesco – diventi un cimitero”.

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