Caso Cucchi, processo per il depistaggio: l’avvocato dell’Arma si costituisce parte civile
Prima udienza del processo per le indagini falsificate o depistate dopo la morte del geometra arrestato e morto una settimana dopo nel reparto giudiziario dell’ospedale Pertini, il 22 ottobre 2009.
La procura di Roma , rappresentata dal pm Giovanni Musarò, nell’udienza di oggi 21 maggio chiede il rinvio a giudizio per gli 8 carabinieri che, a vario titolo, sono accusati di aver «depistato» l’inchiesta principale sulla morte di Stefano Cucchi. Tra i militari dell’Arma che rischiano il processo ci sono anche il generale, Alessandro Casarsa, al momento dei fatti comandante del Gruppo Roma; e il colonnello, Lorenzo Sabatino (ex capo del Nucleo Operativo). Sono diversi i reati contestati agli indagati che vanno dal falso all’omessa denuncia. Dal favoreggiamento alla calunnia.
La mossa dei Carabinieri
L’Arma dei Carabinieri ha presentato l’istanza per costituirsi parte civile. All’udienza appena iniziata (a porte chiuse) l’avvocato dello Stato ha formalmente rappresentato la volontà del comandante generale Giovanni Nistri, concordata con il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Il gup Antonella Minunni si è riservata di decidere sia su questa sia sulle altre costituzioni di parte civile (quella del carabiniere Riccardo Casamassima e della Penitenziaria) e l’udienza è stata aggiornata al 17 giugno.
E’ la prima volta che l’Arma dei Carabinieri si costituisce in un processo in cui suoi membri, anche alti in grado, vengono processati per falso.
«Dopo 10 anni, oggi è una giornata significativa – è stata la reazione della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, al termine dell’udienza preliminare – sono davvero emozionata per questa decisione, è una cosa senza precedenti». «Dedico questo a chi continua a insinuare che la famiglia Cucchi sia contro i carabinieri e viceversa», ha aggiunto.
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