Dieci rifiuti per ogni metro di spiaggia: l’allarme plastica di Legambiente – Il video
Anche se l’estate, e la primavera stessa, tardano ad arrivare, mare e spiagge sono lì, pronte per una nuova invasione di bagnanti. Pronte? Di certo sporche. Piene di rifiuti: tanti, troppi, grandi o invisibili agli occhi, confusi e fusi nell’ecosistema. Lo dice, ancora una volta, Legambiente. L’indagine Beach Litter 2019 presentata in questi giorni scatta una fotografia impietosa, che è tutta in un’immagine: per ogni passo che facciamo sulle nostre spiagge incrociamo più di cinque rifiuti, dieci ogni metro. Plastica soprattutto, ma non solo: sui litorali italiani c’è di tutto. Sono 93 le spiagge monitorate da Legambiente: ben 29 in Campania, 14 in Puglia e 13 in Sicilia, 6 in Calabria, 5 nel Lazio e lo stesso in Sardegna e nelle Marche, 3 in Emilia-Romagna così come in Friuli-Venezia Giulia e Toscana, due in Abruzzo e due anche in Basilicata e Veneto, una in Molise. Su quasi 100 litorali monitorati, è stata trovata una media di 968 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. “Regina” indiscussa dei rifiuti, ancora una volta, è la plastica, che rappresenta l’81% del totale monitorato. Responsabile dell’invasione, questa sì, è l’usa e getta: ogni 100 metri 34 stoviglie (piatti, bicchieri, posate e cannucce) e 45 bottiglie, dice Legambiente. «Oltre 10mila le bottiglie e contenitori di plastica per bevande», tappi inclusi.
La punta dell’iceberg
Ed è solo la punta dell’iceberg: quello che è visibile in spiaggia e sulla superficie del mare non è altro che il 15% di tutto ciò che entra a far parte dell’ecosistema marino. Rifiuti spiaggiati gettati consapevolmente arrivati da chissà dove attraverso i fiumi o che provengono direttamente dagli scarichi non depurati, dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera e, soprattutto, dalla loro cattiva gestione. L’indagine Beach litter è stata presentata a Fiumicino, presso la spiaggia Coccia di Morto, famosa per i suoi rifiuti e le sue condizioni a causa della vicinanza con la foce del fiume Tevere, dell’anteprima di Spiagge e Fondali Puliti – Clean Up The Med, la campagna di Legambiente – realizzata in collaborazione con i partner principali E.ON e Novamont, i partner Mareblu, Sammontana e Virosac e realizzata anche grazie alla donazione di FinecoBank, Tupperware e dei loro clienti. Nel prossimo week-end i volontari ripuliranno fondali in più di 250 località, in Italia e nel Mediterraneo.
Sul Tirreno, il rifiuto più rinvenuto, in più della metà dei casi, è il mozzicone di sigaretta, seguito da frammenti di plastica e polistirolo, tappi e bastoncini cotonati per la pulizia delle orecchie. Nell’Adriatico “vincono” invece i frammenti di plastica e polistirolo, «ma entrano tra i primi cinque rifiuti più trovati le calze per la coltivazione dei mitili, presenti anche nella classifica delle spiagge che si affacciano sullo Ionio», dice l’associazione ambientalista. «La classifica dei rifiuti in questo caso è guidata però da tappi e coperchi in plastica di bevande che rappresentano un oggetto su 10 di quelli registrati. Per le spiagge monitorate nelle isole maggiori, Sardegna e Sicilia, la top five mette in risalto la presenza al primo posto dei bastoncini cotonati».
I rifiuti più «rifiutati»
Legambiente stila la top ten dei rifiuti più rinvenuti sulle spiagge italiane: «pezzi di plastica e polistirolo, ma anche tappi e coperchi di bevande (se ne trovano 1 per ogni metro di spiaggia), mozziconi di sigarette per l’8% (è stato trovato l’equivalente di 359 pacchetti di sigarette in 9 km), cotton fioc (il 7,4% di tutti i rifiuti monitorati e «simbolo per eccellenza di maladepurazione e della cattiva abitudine di buttarli nel wc») e materiale da costruzione (con oltre 4mila rifiuti legati a sversamenti illegali in piena spiaggia)». Ogni 100 metri di spiaggia si trovano 34 stoviglie (piatti, bicchieri, posate e cannucce) e 45 bottiglie di plastica. «Sono oltre 10mila in totale le bottiglie e contenitori di plastica per bevande, inclusi i tappi (e anelli) censiti sulle spiagge, sostanzialmente la tipologia di rifiuti più trovata in assoluto», scrive Legambiente.
Perché ci sono i rifiuti in spiaggia?
La maggiore indiziata è la cattiva gestione dei rifiuti urbani, secondo Legambiente, causa principale (per l’85%) della presenza dei rifiuti sulle spiagge italiane, «assieme alla carenza dei sistemi depurativi e alla cattiva abitudine di buttare i rifiuti urbani nel wc (8%)»: soprattutto «cotton fioc ma anche blister di medicinali, contenitori delle lenti a contatto, aghi da insulina, assorbenti o applicatori e altri oggetti di questo tipo che ritroviamo sulle spiagge». Pesca e acquacoltura «sono responsabili del 7% degli oggetti monitorati: parliamo di reti, calze per la coltivazione dei mitili, lenze, scatoline delle lenze, non solo pesca professionale ma anche amatoriale».
La proposta di Legambiente
«Siamo stati i primi paesi in Europa a mettere al bando gli shopper in plastica, e abbiamo anticipato la direttiva europea per i cotton fioc di plastica e le microplastiche nei prodotti cosmetici», dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «Ora è il momento di alzare l’asticella e recepire al più presto la nuova Direttiva europea con obiettivi e target di riduzione ancora più ambiziosi. Insieme a questo bisogna promuovere innovazione e ricerca nell’ottica dell’economia circolare; stimolare l’industria e le aziende a farsi carico di questa emergenza; aumentare la qualità della raccolta differenziata e del riciclo». E avere cittadini consapevoli. Il parlamento «approvi, inoltre, al più presto il disegno di legge ‘Salvamare’ predisposto dal ministro dell’ambiente Sergio Costa unificandone i contenuti col progetto di legge sul fishing for litter presentato a Montecitorio da Rossella Muroni».
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