Verso le amministrative\ Livorno, dove sinistra e destra sono sicuri di fare fuori il M5S
Qualcosa si è rotto tra il Movimento 5 Stelle e Livorno. Lo aveva fatto capire il sindaco Nogarin ammettendo che Luigi Di Maio non gli aveva chiesto esplicitamente di ricandidarsi. E ha scelto la corsa per Bruxelles.
Lo si capisce osservando questa campagna elettorale, in cui i 5 Stelle
hanno scelto di candidare la numero due della giunta (Stella Sorgente)
e il capo politico M5S non è arrivato (finora) per sostenerla. In mezzo,
l’alluvione del 2017 e quel post su Facebook per l’apertura simbolica del porto alla nave Acquarius poi rimosso «per non creare problemi al governo».
Eppure Livorno non è un comune qualunque per il Movimento 5 Stelle,
che aveva vinto a sorpresa nel 2014 con Nogarin, primo sindaco non di sinistra o centrosinistra dal 1946 e protagonista della tripletta Parma-Livorno-Roma. Ma è anche il comune del reddito di cittadinanza da 500 euro al mese, sperimentato nel 2016.
La disoccupazione in aumento è il dato che più preoccupa i livornesi. Al centro per l’impiego di via Galilei, si distribuiscono i numeri ogni mattina: si ricevono circa 100 persone al giorno, ma sono tante quelle che restano fuori. «Qui non ce la facciamo. C’è l’assalto dice un dipendente del centro all’ingresso. L’assalto per il reddito di cittadinanza. Un cartello al primo piano, invita a portare i fogli per fare le fotocopie «da casa».
Dopo Firenze, Livorno è la città in Toscana dove sono state accettate più domande: su 3815 ne sono state accolte 2852.
Non è chiaro se basterà la misura simbolo dei 5 Stelle, ora avviata su scala nazionale, a spingere la candidata M5S. Entrambi gli sfidanti più accreditati – centrosinistra e centrodestra – sentono di avere il ballottaggio alla portata, potendo anche contare su una serie di liste civiche d’appoggio che sono fumo negli occhi per le attuali regole pentastellate.
I sostenitori del Pd hanno potuto vedere in città Zingaretti e Veltroni
per una cena in un circolo Arci, a base di penne al cinghiale. Quelli del
centrodestra Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che esprime il candidato sindaco Andrea Romiti (ispettore di polizia); ma non Matteo Salvini. Si era ipotizzato un comizio in piazza, con la richiesta alla polizia municipale di una «squadra di pronto intervento per la cancellazione immediata di eventuali scritte offensive in ambito cittadino»; poi nulla di fatto.
Il sindaco uscente Nogarin non si è sottratto dalla campagna elettorale per le amministrative e ha preso parte a uno spot elettorale in cui andando porta a porta ha invitato «a non farsi fregare da quelli di prima». Il ritorno a una giunta di centrosinistra viene percepito dal Movimento 5 Stelle come più probabile rispetto alla vittoria del centrodestra.
«Livorno è a un bivio. Queste elezioni sono una sfida per capire se il centrosinistra e lo spirito solidaristico della città siano ancora vivi oppure no» dice Simone Lenzi, cantautore e scrittore livornese che si è candidato alle amministrative per sostenere l’aspirante primo cittadino del centrosinistra, Luca Salvetti giornalista della tv della città, Telegranducato. Il frontman dei Virginiana Miller, osservatore della disillusione dei livornesi, vede nel voto del 26 maggio «l’ultima chiamata per la sinistra»
Livorno, città di mare e di risate. Dove i cittadini si stanno abituando
alla raccolta differenziata porta a porta e ai numerosi parcheggi a pagamento in centro. Un po’ indigesti ai commercianti, e non solo.
Il centrodestra ha dedicato quattro pagine del programma elettorale al tema sicurezza e vorrebbe mettere «vigili in ogni quartiere».
Pochi giorni fa è stato sgomberato il palazzo del Picchetto, l’edificio barocco
in cui vivevano da anni un centinaio di persone tra spaccio e degrado.
Oltre ai manifesti elettorali, i muri della città sono già pieni delle locandine per l’estate. Subito dopo il possibile ballottaggio, c’è lo spettacolo del tour estivo di Pieraccioni, Conti e Panariello. Tutto passa, anche le elezioni.