Huawei, la risposta a Google: un nuovo sistema operativo pronto (forse) per l’autunno
Android non è disponibile? Allora diventiamo indipendenti. Richard Yu, capo della divisione consumer business di Huawei, ha confermato i rumors che circolano in questi giorni. La prima risposta dell’azienda al bando emesso dall’amministrazione Trump è arrivata. Non prima di questo autunno, e non più tardi della primavera 2020, il colosso di Shenzen lancerà il suo sistema operativo.
«Siamo disponibili a continuare a usare i software di Google e Microsoft, ma non abbiamo altra scelta». Dalle parole di Yu non è chiaro se Huawei stia prendendo in considerazione l’idea di puntare su un fork, un sistema operativo creato a partire dalla versione open source di Android.
Yu ha spiegato che il nuovo sistema sarà compatibile con qualsiasi dispositivo, dagli smartphone alle automobili. L’obiettivo è consentire di utilizzare tutte le app di Android, tranne quelle proprietarie di Google come Gmail, Maps e YouTube. Scrive il Global Times: «La strategia di Huawei è di diventare indipendente e trovare soluzioni alternative».
Questo è solo l’ultimo capitolo della lunga guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti, un conflitto che per adesso ha visto due inchieste aperte contro Huawei negli Stati Uniti e l’arresto di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria dell’azienda.
Chi sta abbandonando Huawei
Alla notizia dello sviluppo di un sistema proprietario, i titoli delle aziende cinesi che sviluppano software sono saliti, e parecchio. Società come Wondertek o Ninbo hanno toccato il picco del 10% alla borsa di Shangai, il limite massimo dei guadagni che si possono ottenere in un giorno. Ad ogni modo, il Commerce Department degli Stati Uniti ha concesso una pausa di 90 giorni prima dell’entrata in vigore dell’accordo.
Nel frattempo Arm, azienda britannica che si occupa di chip, avrebbe dato istruzioni ai suoi dipendenti di bloccare «tutti i contratti attivi, i diritti di supporto e tutti gli impegni in sospeso». Almeno stando alle rivelazioni della Bbc. Il problema qui riguarda soprattutto gli smartphone.
Huawei utilizza per i suoi dispositivi mobili i microprocessori Kirin, una serie che viene montata sia sugli smartphone del brand che in quelli di Honor, altro marchio del colosso di Shenzen. La loro tecnologia si basa anche su licenze prorpietarie di Arm. Lo stop di Arm quindi potrebbe mettere in difficoltà ancora di più l’azienda cinese.
Curioso il caso Panasonic. Nelle ultime ore era circolata la notizia che anche l’azienda giapponese avesse interotto le forniture a Huawei. Notizia che è stata smentita da un comunicato ufficiale sul social network cinese Weibo, in cui si legge che Huawei rimane un «partner importante».