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SOSTENIBILITÀModa

Prada e tutti gli altri marchi che hanno rinunciato alle pellicce

23 Maggio 2019 - 14:01 Felice Florio
Si allarga la famiglia delle maison che scelgono la sostenibilità e la salvaguardia del mondo animale

Prada rinuncia alle pellicce: a partire dalla collezione donna primavera-estate 2020 nessun capo avrà pelo di animale. Ed è solo l’ultimo dei grandi marchi che ha scelto la strada della sostenibilità nel settore moda. Armani, Gucci e Versace non producono più pellicce da diverso tempo.

L’ultimo dei brand, prima dell’annuncio di Prada a maggio, era stato Burberry: a settembre 2018 l’azienda ha annunciato di aver interrotto qualsiasi filiera di produzione di pellicce e così, la fashion week di Londra dello scorso autunno, è stata la prima settimana della moda a dichiararsi totalmente “fur free“, anticipando quella di New York, Parigi e Milano.

Giorgio Armani

Armani, Versace, Gucci. In ordine cronologico sono queste le marche, tra le più rappresentative del made in Italy, ad aver detto addio alle pellicce. Il gruppo Armani, la seconda impresa italiana per reputazione, ha preso posizione per primo rispetto alla salvaguardia del mondo animale.

«Il progresso tecnologico raggiunto in questi anni ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali», ha detto Giorgio Armani.

«Non voglio uccidere animali per fare moda»

Succedeva già nella stagione autunno-inverno 2016/2017. Per Gucci, pensate, solo i prodotti in pelliccia rappresentavano 10 milioni di euro all’anno. Dal 2018 la griffe fiorentina non ha presentato più nessun capo fatto di pelliccia.

E da quest’anno, oltre la già citata Prada, anche Versace ha interrotto la produzione: «Pelliccia? Ne sono fuori. Non voglio uccidere animali per fare moda», ha dichiarato Donatella Versace.

Vocazione “fur free”

Un mondo senza pellicce è possibile. Il programma “fur free” coinvolge più di 1000 rivenditori in tutto il mondo. Insieme a marchi del calibro di Zara, H&M, Michael Kors, Asos e tanti altri hanno adottato standard per consentire la tracciabilità di ogni capo che possa avere parti di origine animale o, semplicemente, assomigliare a una pelliccia.

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