Abuso d’ufficio, la tregua dura poco. Di Maio a Salvini: «Sui rimpatri hai fatto meno del Pd»
«La Lega vuole buttare giù questo Governo». L’ultima bomba pre-elettorale parte dal salotto di Barbara D’Urso. L’ospite è il vicepremier Luigi Di Maio. La sua dichiarazione – forse la più forte di questa campagna elettorale per le elezioni europee – toglie anche gli ultimi dubbi: la tregua che sembrava essere stata sancita col rinvio del Consiglio dei Ministri sul decreto sicurezza bis e il decreto famiglie era soltanto un’illusione.
Dopo l’annuncio del premier Conte, i toni si sono fatti di nuovo accesi, prima sulla proposta di abolire del reato di abuso d’ufficio, lanciata e poi ritirata da Matteo Salvini dopo il “no” di Di Maio, poi con le accuse di sabotaggio che il capo politico dei Cinque ha lanciato nei confronti degli alleati: «Mentre Salvini dice “per me il Governo deve andare avanti”, Giorgetti dice “buttiamo giù tutto”. A me sembra che la Lega stia chiedendo il voto per dire “vogliamo più forza per buttare giù questo governo”»
Ospite di Pomeriggio Cinque, Di Maio è entrato a gamba tesa anche su un altro tema caldo dello scontro nell’esecutivo collegato al decreto Sicurezza bis, quello dei rimpatri: «Adesso noi sull’immigrazione dobbiamo risolvere un problema: si chiamano rimpatri. Si sta facendo questo decreto sicurezza, mettiamoci dentro più soldi per fare gli accordi internazionali», ha aggiunto il vicepremier. «Mi fa male sapere che il Governo Gentiloni sui rimpatri aveva fatto meglio del nostro Governo, quindi acceleriamo su questo».
La polemica sull’abuso d’ufficio
«Io abolirei l’abuso d’ufficio. Lo abolirei perché non posso bloccare 8mila sindaci per la paura che uno possa essere indagato. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati», aveva detto Salvini nella tarda serata del 22 maggio, confermando le sue intenzioni in un’intervista a Radio Anch’io su Rai Radio 1.
La proposta non è piaciuta a Luigi di Maio che in un post su Facebook ha prima accusato velatamente l’alleato di voler favorire il governatore (leghista) della Regione Lombardia Attilio Fontana, indagato a Milano proprio per abuso d’ufficio. E poi ha spiegato i motivi per cui ha bocciato l’idea di Salvini.
«Il reato di abuso d’ufficio – ha scritto – esiste quando un incaricato di pubblico servizio, un dirigente o un politico, nello svolgimento delle sue funzioni fa qualcosa che, intenzionalmente, procura a sé o ad altre persone a lui vicine un vantaggio ingiusto, arrecando ad altri dunque un danno.
Volete un esempio? Un sindaco, un ministro, un presidente di Regione o un qualsiasi altro dirigente pubblico che fa assumere sua figlia per chiamata diretta, invece di convocare una selezione pubblica e dare a tutti la possibilità di ambire a quel posto di lavoro».
Di maio aveva chiuso il post con una frase durissima: «Il prossimo passo quale sarà? Che per evitare di far dimettere un sottosegretario togliamo il reato di corruzione? Sia chiara una cosa, per noi il governo va avanti, ma a un patto: più lavoro e meno stronzate!».
Il passo indietro di Salvini
Dopo lo scambio di battute, Matteo Salvini ha fatto un passo indietro, annunciando che si sarebbe accontentato di una semplice revisione del reato: obiettivo, quest’ultimo, condiviso anche dal presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone: «Sono assolutamente contrario all’abolizione – aveva detto il capo dell’Anac – ma credo che sia opportuno che ci sia uno spazio per pensare a una modifica. C’è una quantità enorme di provvedimenti che non arrivano a condanna, che non arrivano a sentenza per cui è evidente che qualcosa nella norma non funziona».
A Corriere Tv Luigi Di Maio ha accolto così le parole di Salvini: «Mi fa piacere che abbia fatto marcia indietro. Adesso vuole migliorarlo e c’è una bella differenza rispetto alla volontà di abolirlo». In serata, alla trasmissione Porta a Porta, ha aggiunto: «Se chiede di modificare l’abuso di ufficio il segretario di un partito che ha un governatore indagato per abuso di ufficio penso a una abolizione ad partitum. Io voglio affrontare questo tema ma non per abolire il reato, ma per migliorarlo».