Strage di Capaci, Mattarella: «La Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime»
È il giorno del ricordo, quello della morte di Giovanni Falcone, il magistrato anti-mafia ucciso il 23 maggio del 1992 sull’autostrada tra Palermo e Capaci.
Una ferita profonda
«A 27 anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, legate dalla medesima, orrenda strategia criminale, la Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari. Vanno ringraziati quanti da una ferita così profonda hanno tratto ragione di un maggior impegno civico per combattere la mafia, le sue connivenze, ma anche la rassegnazione e l’indifferenza che le sono complici». Lo afferma in un messaggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Oggi a Palermo è arrivata la Nave della Legalità, salpata ieri dal porto di Civitavecchia. Lo scafo era allestito con le grandi foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a bordo c’erano 1.500 studenti. Dopo una notte di navigazione, è giunta nel capoluogo siciliano, nel giorno del 27esimo anniversario della strage di Capaci. Sono stati accolti da altri ragazzi sulla banchina e da diversi testimoni della lotta alla Mafia, fra cui Maria Falcone.
Il sacrificio contro la Mafia
«I nomi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina sono indimenticabili. Nella loro disumanità – sottolinea il Capo dello Stato – gli assassini li hanno colpiti anche come simboli».
«Il loro sacrificio è divenuto motore di una riscossa di civiltà, continua Mattarella, ma questa riscossa deve proseguire. Fino alla sconfitta definitva della mafia», ha ribadito il presidente della Repubblica.
«Giovanni Falcone avrebbe da pochi giorni festeggiato i suoi 80 anni. La mafia sanguinaria ha spezzato la sua vita, ma non il suo esempio di magistrato, il suo insegnamento di uomo delle istituzioni, la sua testimonianza civile», ha concluso Mattarella.