Dimissioni Theresa May: ecco il discorso della premier tra le lacrime
«Da quando ho varcato la soglia di 10 Downing Street ho sempre cercato di rendere il Regno Unito un Paese che funziona non soltanto per pochi privilegiati, ma per tutti, e di onorare il verdetto del referendum». Il testamento di Theresa May, nel suo discorso di dimissioni, ricalca uno slogan del Labour – «for the many, not the few» – ma non può prescindere dalla Brexit, che ne ha determinato la fine. «Oggi come nel 2016 rimango fermamente convinta che in democrazia se dai alle persone il diritto di scegliere, hai il dovere di implementare ciò che hanno deciso – ha continuato May -. Ho fatto tutto quello che ho potuto per convincere i deputati in parlamento di appoggiare l’accordo. Purtroppo non ci sono riuscita. Ci ho provato tre volte. Credo sia stato giusto perseverare, anche quando avevo poche possibilità di vincere. Credo però che oggi sia nell’interesse del Paese che sia un nuovo premier a provarci».
«Lo è tuttora e sempre sarà una fonte di grande rammarico per me non essere riuscita consegnare la Brexit – ha ammesso la premier, prima di augurare a chi le subentrerà di riuscire laddove lei non ha potuto -. Spetterà al mio successore trovare una strada per onorare il risultato del referendum e riuscire a ottenere un consenso in Parlamento. Potrà essere possibile solo se le persone su entrambi i lati del dibattito decidono di scendere a un compromesso». Nel suo discorso ha voluto anche ricordare quanto fatto dal suo Governo fino ad oggi per portare a termine le politiche di austerità inaugurate da David Cameron e per aver avviato un’inchiesta sul disastro della torre di Grenfell a Londra.
Poi non poteva mancare un appello all’unità: «Questo Paese è un’Unione, non soltanto una famiglia di quattro nazioni, ma un’unione di persone, indipendentemente dal colore della nostra pelle e dell’identità delle persone che amiamo, siamo un tutt’uno, e insieme abbiamo un gran futuro». E in conclusione, l’addio, tra le lacrime: «A breve lascerò il lavoro che è stato l’onore della mia vita avere, il secondo premier femminile, ma sicuramente non l’ultimo. Lo faccio senza rancore, ma con enorme gratitudine per aver avuto l’opportunità di servire il Paese che amo».