Verso le amministrative/ Ferrara, l’ex «rossa» dove la Lega sogna il sorpasso storico
Le biciclette fanno poco rumore e per le strade di Ferrara c’è una strana quiete. Anche nella zona Gad (acronimo di tre quartieri: Giardino, Arianuova e Doro) diventata ormai il centro della campagna elettorale per le elezioni amministrative: zona franca, multiculturale, insicura a seconda dei punti di vista. Ci sono le aiuole “adottate” dagli alunni delle scuole vicine.
Una macchina si accosta in seconda fila: scende un cinquantenne, jeans e accento emiliano. Ha in mano una banconota da 20 accartocciata.
«Ti ho mandato un messaggio» dice al ragazzo arrivato in bici, si scambiano qualcosa. Spaccio all’ora di pranzo, via Whats App: acquirente bianco, spacciatore nero. Nel pomeriggio sotto i portici di fronte alla stazione, i clienti sono soprattutto gli studenti che scendono dai bus.
L’ascesa della Lega: dal 3 al 23%
Il leader della Lega Matteo Salvini ha fatto un passeggiata elettorale per sostenere il suo candidato Alan Fabbri partendo dalle due torri vicino alla stazione, un tempo vanto della classe media ma ora in gran parte occupate abusivamente: prezzo di mercato di un appartamento, meno di 30mila euro. Il centrosinistra ha promesso ai commercianti al dettaglio, sempre più rari, incentivi per tutelare le attività economiche e ovviamente di combattere il degrado in questa zone. Esattamente come tutti gli altri sette programmi elettoralie.
È questa la città emiliana dove la tradizione rossa sembra essere più in bilico: se 5 anni fa il cambiamento era rappresentato dai 5 Stelle (che alle Comunali del 2014 presero il 15,89%) questa volta molti lo identificano con il centrodestra. Il Carroccio aveva preso il 3,36% nel 2014, ma il 23,76% alle Politiche 2018.
«Io apro alle 5.30 e chiudo alle 14.30. Qui tutto tranquillo, la sera mi dicono meno» dice l’addetto al banco del pesce del chiosco di via Fortezza. Il macellaio poco vicino, preoccupato perché il Giro d’Italia non è passato da Ferrara, dice che a fine anno chiuderà: «Ma non è solo per la crisi. Siamo immersi nello spaccio».
Poi aggiunge: «Chiudo anche perché i giovani hanno altre abitudini alimentari. Invece di comprare la carne, spendono in aperitivi». Dietro il suo negozio si intravedono gli spalti bianco e azzurri dello stadio della Spal. Da sei anni, in mano a Francesco Colombarini che dalla serie C l’ha portata in Serie A (dove ancora resiste). Orgoglio cittadino e gestione parsimoniosa. Domenica sera, a urne ancora aperte ci sarà la sfida con il Milan.
La sinistra divisa
«Meno cene folcloristiche di vicinato e più sicurezza» sintetizza Giuliano Zanotti, presidente dell’associazione residenti Gad. Di professione medico, ha deciso di cambiare a breve quartiere: «Non sono per prendere a randellate le persone. Non sono fascista come ci dipinge a volte il Pd». Il centrosinistra si è presentato alle elezioni diviso: il Pd ha candidato l’attuale assessore alla sicurezza, Aldo Modonesi. Scelta non sostenuta da Mdp né da Italia in Comune (il movimento del sindaco di Parma Pizzarotti).
A sostenere il candidato Dem è arrivato il segretario Zingaretti. Pochi giorni fa in città c’era anche Romano Prodi, invitato però alla facoltà di Architettura a parlare di Africa e accoglienza. Molti universitari fuori sede non andranno a votare per le Europee, «troppo costoso» tornare a casa per questo motivo e «troppo complicato» farsi eleggere rappresentanti di lista.
Ma anche tra i giovani che abitano nella città in cui si sceglie il successore del sindaco la voglia di partecipare e informarsi non è all’ordine del giorno. «Io spero si sveglino tutti altrimenti la città resta in mano ai vecchi» sintetizza un giovane vestito di nero, Ray-Ban compresi. E quelli che rispondono alle domande, sono pochi appassionati.
Il centrodestra punta sullo scontento di chi abita lontano dal centro storico e teme zone franche in città. Le pattuglie della polizia locale si alternano davanti alla stazione, di sera arriva anche l’esercito. Le forze dell’ordine si vedono anche in via Oroboni, considerata da qualcuno un quartiere davvero troppo multietnico: fiori alle finestre, una moschea abusiva di fronte a una trattoria emiliana.
Ma la marcia di avvicinamento a Ferrara, targata Lega, è inziata qualche anno fa. Con il segretario comunale del Carroccio, allora responsabile sicurezza della provincia di Ferrara, a intestarsi la rivolta contro l’arrivo di una decina di profughi a Goro (Fe). Era il 2016 e nel piccolo paese vennero fatte le barricate contro l’arrivo dei migranti. Che poi non arrivarono. «Quei cittadini sono fascisti, ma eroi» disse allora Alan Fabbri prima di tornare in consiglio regionale nelle feste locali del Carroccio, dove spesso si esibisce come batterista e cantante. Ad esempio sulle note di “Albachiara”, passione condivisa con il Capitano.
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