Bocciata proposta sull’aborto nel Mississippi
Era stata chiamata la Heartbeat Bill, la «legge batticuore». L’obiettivo era quello di vietare l’aborto dopo la sesta settimana di vita del feto, una fase di sviluppo in cui si dovrebbe sviluppare il battito cardiaco. Vietarlo in quasi tutti i casi, anche in caso di stupro, tranne quando è in pericolo la salute della madre. Ma un giudice federale, Carlton W. Reeves del tribunale del distretto federale di Jackson, nel Mississippi, ha tempotaneamente bloccato la proposta.
L’ingiunzione del giudice ha impedito che la legge entrasse in vigore, come previsto, il 2 luglio. È la seconda volta negli ultimi sette mesi che il ramo giudiziario dello Stato blocca i tentativi di indurire le leggi sull’aborto, da parte della politica. I giudici basano le decisioni soprattutto sulla storica sentenza della Corte Suprema americana – il caso Roe vs. Wade del 1973 – con il quale fu legalizzato l’aborto fino alla 24esima settimana di vita del feto.
Per il giudice Reeves la legge proposta nel Mississippi «metterebbe a repentaglio i diritti delle donne […] limitando la loro libertà di scelta che è centrale alla dignità e autonomia umana». Un’azione punitiva – una «vera e propria lesione dei diritti» – che, secondo il Giudice, è assai più importante rispetto a qualsiasi argomentazione a favore della tutela del feto dopo la sesta settimana di vita.
La sentenza del Giudice è soltanto l’ultimo e più recente episodio in una più lunga serie di tentativi da parte degli Stati del sud degli Stati Uniti di rivedere le leggi sull’aborto in senso restrittivo, sull’onda della nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, avvenuta durante l’amministrazione Trump, che ha spostato gli equilibri a favore delle lobby e dei movimenti pro-vita.
L’ultimo episodio risale al 15 maggio, dove la Governatrice 74enne dell’Alabama Kay Ivey ha firmato in legge un divieto totale sull’aborto, in ogni caso, non soltanto dopo la sesta settimana di vita, anche in caso di stupro.