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Belgio, vince il conservatore N-VA: il Paese è diviso

26 Maggio 2019 - 23:35 Redazione
Il Paese diviso: estrema destra in ascesa nelle Fiandre, i verdi in Vallonia

Ore 06:30 – Il Belgio potrebbe nuovamente avere problemi a formare una coalizione di governo. Il triplo voto del 26 maggio ha creato un paesaggio politico frammentato in cui il gioco delle coalizioni appare, ancora una volta, difficile. Il partito di estrema destra Vlaams Belang (Interesse Fiammingo), ha riscosso grande successo. La sua popolarità nelle Fiandre contrasta però con l’ascesa del partito ecologista nella regione francofona di Bruxelles.

Credits: Epa Il chairman di Vlaams Belang, Tom Van Grieken festeggia il risultato a Londerzeel, il 26 maggio 2019

I partiti centristi belgi hanno prestato fede a un patto chiamato «cordone sanitario» che sancisce il loro rifiuto a governare con il partito di estrema destra. L’unico a non aver sottoscritto è il partito conservatore Nuova Alleanza Fiamminga, maggioritario, il cui obiettivo principale è quello di dividere il paese. I due partiti però non hanno, da soli, i numeri per governare.

Ore 03:31 – Il paese è politicamente diviso. Le Fiandre hanno visto una forte ascesa del partito di estrema destra Vlaams Belang che si è portato al 20%, un salto di 14 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni. Al primo posto si è mantenuto, nonostante abbia perso popolarità, il partito conservatore Nuova Alleanza Fiamminga, al 28%. In Vallonia, la regione francofona dove si trova Bruxelles, la situazione è invece molto diversa. Il Partito Socialista si è posizionato al primo posto, al 23% e Ecolo, il partito dei verdi, ha avuto un grande successo, raggiungendo il 21%.

Ore 01:22 – Il bilancio europeo di questa giornata elettorale belga in cui i cittadini sono stati chiamati a votare anche per le elezioni federali e regionali è positivo per gli ecologisti e per il partito di estrema destra Vlaams Belang che acquistano rispettivamente uno e due eurodeputati. Negativo a Strasburgo il risultato per il Partito Socialista invece, per quello del primo ministro Charles Michel e per il MR di centrodestra, che ne perdono uno.

Ore 01:00 – «Due Belgi», così titola il quotidiano nazionale Le Soir. Nelle Fiandre l’estrema destra ha visto un successo inatteso mentre in Vallonia, la regione francofona di Bruxelles, hanno trionfato gli ecologisti e il Partito Socialista.

Ore 23:30 – Il belga Guy Verhofstat, alla guida del liberale gruppo parlamentare ALDE, di cui fa parte anche La République en Marche di Emmanuel Macron, ha espresso la sua soddisfazione nel vedere che i tradizionali gruppi di destra e sinistra, il Partito Popolare e i Socialdemocratici, non hanno più la maggioranza a Strasburgo.

Ore 00:08 – Il conservatore N-VA in calo, ma rimane il primo partito, al 16%. Il partito del premier Charles Michel è al 7,3%. Successo per il partito dei Verdi che guadagna un 3,14% e diventa il quinto partito del Paese. Zakia Khattabi ha affermato: «Questa sera, l’onda verde si è amplificata. Abbiamo ampiamente vinto la nostra scommessa, quella di riaffermare chiaro e forte il progetto dell’ecologia politica».

Ore 23:38 – In Vallonia il Partito Socialista è il primo partito. Elio Di Rupo sarà alla testa del Parlamento regionale.

Ore 23:00 – Oltre che scegliere gli europarlamentari, i cittadini sono stati chiamati a votare per le elezioni federali e regionali. Il Paese è politicamente diviso, con le Fiandre che secondo i sondaggi voteranno a destra e la Vallonia e Bruxelles che sembrano tendere a sinistra.

Secondo i risultati parziali, nelle Fiandre il partito di destra Alleanza Neo-Fiamminga (N-VA) è in calo, mentre il partito di estrema destra Vlaams Belang è in ascesa. Il presidente di N-VA, Bart De Wever, ha dichiarato: «Abbiamo perso queste elezioni, ma restiamo il più grande partito delle Fiandre».

In Vallonia, la regione di Bruxelles, i risultati si fanno attendere. Il partito socialdemocratico di Charles Michel ha subito negli ultimi mesi un forte calo di popolarità, anche in seguito al collasso del governo in dicembre in seguito ai dissidi all’interno della coalizione sul migration compact.

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