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Europee, Gianfranco Pasquino: «L’Italia è l’unico Paese in cui hanno vinto i sovranisti» – Intervista

28 Maggio 2019 - 10:44 Chiara Piselli
«Perché Salvini dovrebbe far cadere un governo dal quale può ottenere alcune delle cose per lui più importanti?», dice il politologo a Open. «Il M5S ha esaurito la sua spinta propulsiva e Di Maio è di gran lunga inferiore da tutti i punti di vista rispetto a Salvini. Questo il M5S lo paga»

«Matteo Salvini sa benissimo che a questo punto ha le carte in mano per chiedere quello che vuole. E vorrà tre cose: il commissario europeo, la flat tax e la Tav», dice a Open il politologo Gianfranco Pasquino alla luce del quadro restituito dalle elezioni europee. «Perché dovrebbe far cadere un governo dal quale può ottenere alcune delle cose per lui più importanti?».

Professore, chi sono i veri vincitori e perdenti di queste elezioni?

«Il vincitore più sicuro è certamente Salvini. Aspirava anche a essere il primo partito in Europa ma non ce la fa. Perché il primo partito in Europa è Orbán che, lo dirò così, è peggio di lui. Orbán è riuscito ad avere più seggi. Salvini – anche se forse non lo sa o non gliene importa nulla – è in competizione con i socialisti portoghesi che hanno fatto un balzo in avanti anche loro abbastanza considerevole. Comunque è sicuramente un vincitore.

Il perdente sicuro in Italia è il M5S: nessuno poteva prevedere che scendesse così tanto. Dimostra di aver esaurito la sua spinta propulsiva e forse ciò può voler dire che nei partiti la leadership conta. Luigi Di Maio è di gran lunga inferiore da tutti i punti di vista rispetto a Salvini e questo il M5S lo paga.

Anche Berlusconi, sia chiaro, è un perdente. Ma tutti noi ci aspettavamo che avrebbe perso e quindi non è un elemento così importante rispetto alla sconfitta del Movimento. Il centrodestra è il cuscinetto di Salvini: se per caso uscisse da questo governo – ma non lo farà – avrebbe la possibilità di farne un altro insieme con il centrodestra».

Cosa ci dice il quadro post voto a proposito dei pesi politici in Italia?

«Il primo dato che non ho trovato sottolineato da nessuna parte è che sostanzialmente in Italia hanno vinto i sovranisti. Questo è l’unico Paese in Europa in cui i sovranisti hanno più voti e avranno più seggi nel Parlamento europeo rispetto agli europeisti. Questo secondo me è molto importante.

In tutti gli altri Paesi i sovranisti hanno ottenuto certamente dei seggi ma non hanno vinto le elezioni come invece è accaduto in Italia. C’è sì la Francia con Marine Le Pen ma quella è un’altra storia, si tratta della tradizione dell’estrema destra nazionalista francese.

Addirittura, in Gran Bretagna, nonostante il partito della Brexit di Farage sia andato molto bene, la somma di coloro che invece sono europeisti – come per esempio i liberaldemocratici e una gran parte dei laburisti – è superiore al successo del Brexit party. E dunque, ribadisco, questo è un elemento importante: in Italia hanno vinto i sovranisti».

Perché hanno vinto i sovranisti?

«Perché il terreno era stato ampiamente dissodato da certi comportamenti dei nostri politici, a cominciare da Berlusconi. È bastato che lui diffondesse, per esempio, alcune foto come quella con le corna, o quella con il telefonino mentre la cancelliera Merkel gli va incontro, o quella in cui dice che Martin Schulz potrebbe fare il kapò.

Queste immagini ci hanno sputtanato – questa è la parola giusta – in Europa. Sono state un messaggio tremendo per i cittadini ed elettori italiani. Quindi, la spiegazione sta lì. Questo terreno è stato dissodato con simili comportamenti. E poi ci sono anche colpi di grazia come quando, per esempio, Renzi torna dall’Europa e fa una conferenza stampa avendo tolto la bandiera dell’Unione europea dietro di lui. Tutte cose che hanno lasciato traccia.

Altro elemento importante è che i politici italiani hanno ragione a lamentarsi dell’Europa. Sì, è vero: l’Europa ci ha lasciato praticamente soli a trattare il problema dell’immigrazione. Questo è verissimo. E forse l’Europa non è stata così rigida come avrebbe dovuto nel farci rispettare le regole. Perché quelle regole sul debito pubblico e sul deficit sono fatte per far funzionare meglio l’economia».

Quali sono le ragioni del trionfo eclatante della Lega e quali quelle del crollo del M5S?

«Salvini, nel frattempo, si è appropriato di due tematiche cruciali. Anzitutto, sull’immigrazione e sulla sicurezza decide lui. E queste sono tematiche assolutamente sovraniste e sono sue: nessuno è più credibile di Salvini su questo punto. Non lo è naturalmente neanche Minniti. Seconda tematica: lui difende gli interessi nazionali, cioè: “Italia first”, anche se l’inglese di Salvini non è buono come il mio (ride ndr)».

E la crescita di Fratelli d’Italia si inserisce in qualche modo in questa logica?

«Sì, però stiamo parlando di poca roba. Di cosa? Del 2,5% di crescita? Comunque sì, si inserisce su questa linea, ma anche Giorgia Meloni può vantare una sua coerenza e Fratelli d’Italia si chiama così non casualmente. Anche lei è una nazionalista, ha il passato dei neofascisti, e dunque ottiene il vantaggio della coerenza».

Come invece si può inquadrare la posizione del Pd?

«Anzitutto non si può parlare di ripresa perché il Pd è 80/100 mila voti sotto al risultato del 4 marzo 2018. Io non faccio nessun paragone con le elezioni del maggio 2014 perché era un altro mondo.

Allora ci fu un effetto Renzi, invece qui non c’è nessun effetto Zingaretti. Però il Pd ha un vantaggio, una caratteristica che io considero positiva. È un partito credibilmente, coerentemente, in una qualche misura efficacemente, europeista. E gli elettori lo riconoscono. Il Pd è il partito europeo e dunque questo ha giocato positivamente».

Quali scenari si aprono a questo punto? Potrebbe configurarsi una crisi di governo?

«Salvini è uomo saggio (ridacchia ndr) e sa benissimo che non deve destabilizzare il governo. Sa benissimo che a questo punto lui ha le carte in mano per chiedere quello che vuole. E vorrà tre cose: il commissario europeo – sarà uno della Lega o vicinissimo alla Lega -, la flat tax – e dirà lui quali sono le percentuali – e la Tav, anche se questa è un’operazione più complicata.

Perché dovrebbe far cadere un governo dal quale può ottenere due delle cose più importanti in questa fase? Non farà cadere il governo. Tutto poi dipende da quanto nervosi saranno i 5 Stelle e se qualcuno chiederà la testa di Di Maio – e qualcuno lo farà sicuramente. Perché quella testa non era all’altezza di fare il capo politico del Movimento».

E se fosse proprio il M5S a voler staccare la spina perché non vuole cedere sull’agenda di governo?

«Stacchino pure, a quel punto si torna davanti a Mattarella e qualcuno a Mattarella dirà: guarda che forse c’è una maggioranza di centrodestra già in questo Parlamento e comunque tu devi darci un incarico esplorativo. E a quel punto ci saranno 20/25 parlamentari che saranno disponibili a dare un sostegno tecnico a un governo guidato da Salvini».

Cosa farà la Lega a partire da domani? Da cosa ripartirà?

«Tanto per cominciare io credo che la Lega abbia ancora voglia di vincere e quindi sarà ancora dispersa sul territorio a fare campagna elettorale, a sostenere i suoi candidati sindaci qua e là, e a sostenere anche quelli del centrodestra per dimostrare che comunque quello è il suo polo di riferimento. Dopodiché, senza troppa fretta – come ha detto Salvini “con pacatezza” – dirà che bisogna portare avanti l’azione di governo».

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