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I giovani votano, i Verdi crescono. L’onda ambientalista conquista l’Europa, ma non l’Italia

28 Maggio 2019 - 06:01 Emma Bubola
Le elezioni europee del 2019 segnano un doppio esordio: quello degli under 30, mai così partecipi, e quello degli ambientalisti, mai così votati. L'Italia purtroppo fa eccezione

No, non scendono in piazza il venerdì per saltare scuola. Per i giovani europei l’ambientalismo non è un vezzo, ma una necessità politica. E l’hanno dimostrato alle elezioni europee, quando sono andati alle urne per premiare i partiti che fanno della tutela dell’ambiente la loro priorità. Se il risultato non è ancora tranchant, la tendenza è chiara, e la generazione di Greta Thunberg non ha ancora il diritto di voto. In Europa i sovranisti non sfondano. Non spariscono: in certi Paesi, come Italia, Ungheria, Francia, Inghilterra e Polonia vanno bene, ma in generale, a Strasburgo, reggono Popolari e Socialdemocratici, prendono forza i liberali e volano i verdi. In Germania, Francia, Irlanda e Belgio gli ecologisti raddoppiano la base elettorale, superando le aspettative anche dei più ottimisti e guadagnano 17 seggi in più rispetto alla precedente legislatura, arrivando a 69. Un risultato che riflette un’entrata in campo prepotente della gioventù europea, che memore delle cicatrici di Brexit, non lascerà che siano i più grandi a decidere del loro futuro.

Under 30, europeista e verde

Era chiaro prima delle elezioni ed è stato confermato alle urne: i giovani posizionano l’ambiente in cima alle loro priorità politiche, e hanno complessivamente un’attitudine positiva nei confronti dell’Europa. Un terzo dei tedeschi che hanno meno di 30 anni ha scelto di votare per i verdi.

La Germania

Gli ecologisti sono diventati per la prima volta il secondo partito in Germania, registrando il massimo storico. A pesare più degli altri sono stati i giovani elettori: il 34% dei tedeschi tra i 18 e i 29 anni ha votato per gli ambientalisti, il 16% in più rispetto al 2014. I Verdi sono il primo partito per gli under 30.

L’Irlanda

In Irlanda i Verdi hanno ottenuto il 20%, conquistando il 15% rispetto alle scorse elezioni. Secondo Bas Eickhout, eurodeputato verde del partito, il risultato dei verdi è stato inaspettato perché «I giovani elettori sono stati sottovalutati».

La Francia

Analoga la diagnosi in Francia, dove l’elettorato giovane gioca un ruolo chiave nell’ascesa del partito ecologista che ottiene il 13,42%, posizionandosi a un inedito terzo posto, primo tra i partiti di sinistra. Per le fasce d’età 18-24 e 25-34, i verdi hanno conquistato rispettivamente il 25% e il 28% dei voti, posizionandosi, secondo un sondaggio Ipsos, al primo posto. Un mutamento significativo rispetto al voto del 2014, il cui il 30% dei giovani aveva scelto il Front National, ora rinominato Rassemblement National.

Daniel Boy, direttore di ricerca al Cevipof dell’università di Sciences Po spiega che l’asimmetria tra le previsioni che davano il partito al 9% e il risultato finale è attribuibile a una sottostima del voto dei giovani. «Il clima appariva in modo massiccio nelle priorità elettorali dei giovani elettori, ma era difficile immaginare che questa attitudine si sarebbe tradotta in un risultato elettorale perché in generale, i giovani sono poco interessati a votare alle elezioni europee» ha spiegato Boy in un’intervista al sito d’informazione Franceinfo, «I sondaggi non avevano previsto una tale mobilitazione».

I giovani e l’affluenza

In Francia infatti il numero di votanti della fascia 18-34 è salito di tredici punti rispetto al 2014, passando dal 27 al 40%. Ci sono loro, i giovani, dietro all’affluenza record di queste elezioni europee. Il 50,5% degli europei sono andati a votare, non succedeva da vent’anni e secondo molti osservatori questo risultato record è attribuibile a una maggior partecipazione dei giovani, solitamente molto numerosi tra gli astensionisti. L’Eurobarometro del 2018 ha mostrato in effetti un aumento significativo della partecipazione elettorale dei giovani europei: 18 punti percentuali dall’ultimo sondaggio di dicembre 2014. Secondo un sondaggio condotto in Italia da Skuola.net, il 67% dei neomaggiorenni italiani ha dichiarato con assoluta certezza la sua intenzione a votare. Un dato significativo, considerando che la media nazionale è stata del 44%.

L’Italia

In Europa, l’Italia rimane però il Paese dove il voto dei giovani conta meno. Secondo un sondaggio condotto dal Deutsche Welle, l’Italia è all’ultimo posto in Europa per numero di elettori under 30. Il peso delle loro preferenze è quindi inferiore rispetto ad altri Paesi europei.

Verdi ma anche neri, come pirati e sovranisti

I giovani stanno anche favorendo l’emergere di nuovi partiti, sensibili a tematiche che stanno a cuore alla loro generazione. In Repubblica Ceca per esempio, il Partito Pirata, che dà un forte peso alle tematiche di privacy, libertà di informazione e cybersecurity, ha ottenuto a questo scrutinio il 14% dei voti, è sostenuto in gran parte da un elettorato under 30. In Italia, la più giovane candidata a queste elezioni europee era Cristina Diana Bargu, venticinquenne del Partito Pirata. Di media però i candidati più giovani sono di CasaPound. Se l’ambientalismo è una delle principali priorità dei giovani elettori, anche i nazionalisti possono infatti avere un forte potere attrattivo questa fascia di popolazione. È il caso dell’ungherese Jobbik, che raddoppia il consenso tra i giovani rispetto alla media della popolazione, di Vox in Spagna e di Kotleba in Slovacchia. Questa sovra-rappresentazione, sia tra i ranghi dei sovranisti che tra gli ecologisti, è chiara nel risultato belga di queste elezioni del 26 maggio. Nello scenario politico di un Paese profondamente diviso, i veri vincitori sono i partiti popolari tra i giovani. Nelle Fiandre la rockstar è il partito di estrema destra Vlaams Belang, che conta tra i suoi più ferventi sostenitori i giovani di meno di 30 anni. In Vallonia invece, il partito che ha sorpreso quello dei Verdi, portato sull’onda delle mobilitazioni giovanili.

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