Calenda: «Fondo un partito alleato col Pd». Ma poi smentisce
Le elezioni europee hanno fatto sorridere Carlo Calenda, arrivato primo tra tutti i candidati democratici, con 272 mila preferenze nel Nord Est. Buone notizie per il Partito democratico, che, grazie anche al suo contributo, è riuscito a scavallare il Movimento 5 Stelle, arrivando secondo nella gara elettorale dopo la Lega di Matteo Salvini, ma buone notizie sopratutto per Calenda che secondo il quotidiano Repubblica, pensa a trasformare la lista Siamo europei in un partito.
«Vedo l’utilità di avere una forza di centro, liberaldemocratica – ha detto l’ex ministro in un’intervista a Repubblica -. Sarebbe molto importante costruirla e se nascesse darei sicuramente una mano a mettere insieme tre grandi culture, la sinistra, il cattolicesimo democratico e il liberalismo, con un programma comune. Dobbiamo evitare che il Paese vada non a destra ma verso lo sfascio».
Lo «sfascio» sarebbe anche la riduzione di importanza dell’Italia in Europa, ultima conseguenza, sempre secondo Calenda, delle elezioni europee che hanno ridotto la presenza dei partiti italiani nei due principali schieramenti all’interno del parlamento Ue, il Partito popolare europeo e il Partito del socialismo europeo.
Per evitare il disastro dunque, occorre collaborare, ma non proprio con tutti: «Perché dovrei parlare con una classe dirigente che è un disastro, che gestisce la cosa pubblica in maniera imbarazzante? Perché dovrei discutere con Di Maio che non va ai tavoli di crisi, con Toninelli Dio ce ne scampi, con la Lezzi, con la Castelli? È una classe dirigente dilettantesca e fra le peggiori che l’Italia ricordi». Altra parola d’ordine, evitare scissioni con il Pd: « Non farò niente contro il Pd. Mi muovo solo se lo decidiamo insieme».
La smentita
Un concetto ribadito in mattinata in un post su Facebook in cui Calenda prende le distanze dal titolo usato da Repubblica: « Non ho mai detto, come riportato dal titolo dell’intervista a Repubblica, che sono pronto a trasformare Siamo Europei in un partito. Ho anzi esplicitamente detto che sono e resto nel Partito Democratico e che a meno che non sia lo stesso PD a chiedermi di dare una mano per costruire la “gamba” liberal democratica in vista delle elezioni politiche non farò assolutamente nulla. Mai, dicasi mai, provocherò una scissione».
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