De Falco contro Di Maio: «Deve essere sottoposto a procedimento disciplinare»
Con un lunghissimo post su Facebook il senatore Gregorio De Falco, eletto nel Movimento 5 Stelle, ma passato al gruppo misto dal 1° gennaio del 2019, (dopo l’espulsione dal M5S) va all’attacco dei vertici del movimento stesso e in particolare del capo politico Luigi Di Maio, che proprio in queste ore ha annunciato di voler mettere nelle mani della piattaforma Rousseau (e quindi del voto degli iscritti) la propria leadership.
De Falco richiama l’articolo 11, lettera H dello Statuto del M5S che stabilisce che debba essere sottoposto a procedimento disciplinare chi abbia provocato o rischi di provocare «una lesione all’immagine o una perdita di consensi per il Movimento 5 Stelle».
Per l’ex capo sezione della Capitaneria di porto di Livorno, divenuto celebre per la telefonata in cui intimava al comandante Francesco Schettino di tornare sulla nave Concordia dopo il naufragio all’isola del Giglio del 13 gennaio 2012, Luigi Di Maio e tutto il gruppo dirigente del Movimento sarebbero responsabili di una gestione scellerata, che avrebbe causato la pesante sconfitta elettorale alle ultime elezioni europee.
Numerose le colpe addebitate alla gestione Di Maio: l’appiattimento sulle posizioni della Lega, l’aver rinnegato i valori politici del movimento, l’esclusiva preoccupazione di «tirare a campare». Nel mirino anche singoli provvedimenti, come il decreto Sicurezza, giudicato da De Falco «illiberale» o l’inserimento nel decreto Emergenza, relativo alla ricostruzione del ponte di Genova, di un condono per le costruzioni abusive a Ischia.
Ma nel mirino di De Falco non finisce soltanto Luigi Di Maio: colpevoli della debacle elettorale e della «mutazione genetica» del Movimento per il senatore sarebbero anche il ministro delle Infrastrutture Toninelli, troppo silente sulla chiusura dei porti voluta dal ministro dell’Interno Salvini, ma anche il passionario Alessandro Di Battista, reo di aver assolto Di Maio dichiarando «si vince e si perde tutti assieme».
Non è mancato un riferimento al caso Diciotti (De Falco, membro della Commissione incaricata, votò a favore dell’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini): per l’ex militare in quell’occasioni, in cui i senatori 5 Stelle votarono invece contro l’autorizzazione, il tradimento nei confronti dei valori del movimento «avrebbe toccato il suo apice».
Ma è il suo passato marinaresco che suggerisce al senatore la definizione più beffarda della classe dirigente del M5S che l’ha portato al punto di caduta del 17% dei consensi: per De Falco, Di Maio e gli altri dirigenti sarebbero «ostinati e ciechi nocchieri votati al disastro».