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Verona, consigliere a processo: aveva rivolto il saluto fascista ad un gruppo di femministe

29 Maggio 2019 - 14:07 Angela Gennaro
Bacciga
Bacciga
Tre attiviste di Non Una di Meno, l'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti e l'Anpi sono state ammesse come parti civili

Rinviato a giudizio, con rito abbreviato (dunque tempi rapidi e sconto di pena automatico) per aver rivolto il saluto fascista alle femministe di Non Una Di Meno: succede al consigliere comunale veronese Andrea Bacciga, della lista di centrodestra “Battiti per Verona” che sostiene la giunta comunale. L’episodio risale a luglio scorso, in aula, mentre erano in discussione due mozioni per finanziare organizzazioni e progetti legati ai movimenti antiabortisti.

Oggi l’udienza preliminare: ne dà notizia su Facebook Non Una Di Meno Verona. La prossima udienza è fissata per l’11 dicembre: tre attiviste di Non Una di Meno, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned) e l’Anpi sono state ammesse come parti civili. Bacciga avrebbe nominato come suo difensore, scrivono ancora le attiviste, Roberto Bussinello, candidato alle elezioni europee con CasaPound nella lista Destre Unite.

Federica Panizzo, avvocata di Non Una di Meno, si dice «soddisfatta dell’ammissione delle parti civili e in particolare per l’ammissione delle tre attiviste di Nudm (Non Una Di Meno ndr). Accanto a Nudm avevano presentato richiesta di entrare nel processo anche altre associazioni cittadine e hanno, anch’esse, una connotazione esplicitamente femminista».

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In occasione del dibattito in consiglio comunale, le attiviste si erano mascherate da “ancelle” come nella serie tv ‘Handmaid’s tale’ per una protesta contro la negazione delle libertà femminili contenuta nelle mozioni antiabortiste.

«Vorremmo richiamare l’attenzione anche del sindaco Federico Sboarina che al tempo dei fatti aveva preso posizione affermando che nell’aula del consiglio comunale era stata rivolta una ‘provocazione’ a Bacciga a cui lui aveva risposto con un’ulteriore provocazione», si legge ancora nel post di Non Una Di Meno. «Nessuna delle due doveva accadere in consiglio comunale», aveva dichiarato il sindaco. «In attesa che centinaia di persone firmino un esposto in procura perché eravamo vestite da ancelle come nella serie tv per mettere in scena una protesta simbolica e pacifica contro la negazione delle nostre libertà, vorremmo ricordare al sindaco che il dissenso politico è lecito e legittimo, il fascismo no, né alcuna sua manifestazione. Il saluto fatto dal consigliere è riferibile a un sistema dittatoriale che il dissenso l’ha punito e violentemente represso», dicono dal movimento.

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