La Cassazione “condanna” i negozi di cannabis light: «È reato vendere prodotti derivati»
Stop alla vendita della cannabis light. Lo hanno deciso le sezioni unite penali della suprema corte di Cassazione secondo le quali la legge in materia non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti «derivati dalla coltivazione della cannabis».
Tra questi prodotti derivati dalla cannabis al momento in commercio in alcuni negozi – fino ad ora ritenuti legali – rientrano l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina.
«Integrano il reato le condotte di cessione, di vendita, e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis “sativa L”, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante», si legge nel documento emesso dalle sezioni unite, dopo la camera di consiglio di oggi, 30 maggio.
Nelle prossime settimane, i giudici della Corte depositeranno la sentenza con le relative motivazioni. Nel corso della camera di consiglio, è stato osservato che la legge del 2016 che disciplina la materia qualifica come lecita «unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole che elenca tassativamente i derivati che possono essere commercializzati».
Le reazioni
«Siamo contro qualsiasi tipo di droga, senza se e senza ma, e a favore del divertimento sano», è la reazione alla sentenza del ministro dell’Interno Matteo Salvini che qualche settimana fa aveva annunciato l’intenzione di chiudere tutti i negozi di cannabis.
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