«Di canne non è mai morto nessuno. La sentenza della Cassazione è una vergogna», l’urlo di Vasco
«Considerare reato la vendita di prodotti derivati dalla cannabis light è una vergogna. Con la cannabis non è mai morto nessuno». È con queste parole che Vasco Rossi entra a gamba tesa sulla sentenza della suprema corte di Cassazione che vieta la vendita di prodotti derivati dalla cannabis, tra cui olio, resine, foglie e inflorescenze, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante.
Vasco, da sempre strenuo sostenitore della legalizzazione e della decriminalizzazione dell’uso personale dei cannabinoidi, ha poi chiosato: «La cannabis non va messa tra le sostanze stupefacenti. Le altre sì invece».
Vasco, da sempre strenuo sostenitore della legalizzazione e della decriminalizzazione dell’uso personale dei cannabinoidi, era stato uno dei primi firmatari della campagna Legalizziamo!, promossa nel 2016 dall’Associazione Luca Coscioni e dai Radicali Italiani.
Il rocker di Zocca, in chiusura alla conferenza stampa di promozione dei 6 concerti evento a San Siro, ha poi chiosato: «La cannabis non va messa tra le sostanze stupefacenti. Le altre sì invece». Su questo punto Vasco Rossi si era già espresso in passato attraverso una lettera a un lettore che su il quotidiano Il Giorno aveva accusato il rocker di incitare all’uso delle droghe, dalla marijuana sino all’eroina.
Vasco, «per sfatare il pregiudizio moralistico che la cannabis induca all’eiromania», ha risposto con una lunga lettera in cui ha spiegato che «le due cose non c’entrano niente l’una con l’altra». «Le teorie proibizioniste – scriveva Vasco – non sono scientifiche e soprattutto sono fallimentari».
«Riflettere, con buon senso e con una politica di inclusione per una società più tollerante che non escluda con una politica moralistica e proibizionistica. Questo era ed è il perché della mia comunicazione: legalizzare la marijuana contro le droghe pesanti. Ma teniamo ben distinti gli argomenti, per favore!», precisava Vasco.
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