La finanziaria della felicità: la Nuova Zelanda vuole eradicare il malessere
Non solo Pil, non solo crescita economica, ma anche benessere, felicità. L’ultima re-incarnazione del welfare state, che punta a tutelare e proteggere il benessere non solo materiale ma anche fisico dei propri cittadini, si chiama well-being e ha trovato nella premier neo-zelandese Jacinda Ardern, diventata nota in tutto il mondo per il modo ineccepibile in cui ha gestito il seguito degli attentati di Christchurch in Nuova Zelanda, una degna paladina. Ardern ha appena presentato una finanziaria della felicità che prevede investimenti per ben 3,5 miliardi di dollari neozelandesi (pari a circa 2 miliardi di euro) per contrastare una serie di fenomeni sociali legati a disturbi psicologici – come l’ansia e la depressione – che infieriscono sul benessere dei propri cittadini.
Non solo questo: investimenti anche per migliorare la qualità dell’acqua, per ridurre la violenza domestica, per eradicare la povertà infantile, per aiutare i senzatetto. Insomma, per ridefinire il concetto di cittadini non soltanto come soggetto economico e politico ma anche emotivo; oltre che per redistribuire la ricchezza in nome dell’equità. Possibile, o più facilmente realizzabile in un Paese di circa 325 mila persone con un tasso di crescita di attorno al 2,5-3%, certo. Ma serve anche la volontà politica: nonostante da anni economisti in tutto il mondo abbiano cercato di introdurre il concetto di felicità nei parametri da loro usati, si tratta del primo caso al mondo in cui in un provvedimento finanziario viene messo nero su bianco.
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