Sex education, Hiv: preservativo e terapie possono porre fine alla sua diffusione
«L’hiv è il virus che in assoluto fa ancora più paura. Eppure ha una minore efficienza di trasmissione rispetto agli altri», spiega il professore Marco Cusini, responsabile del centro Mts – malattie a trasmissione sessuale – del Policlinico di Milano. Ma ci tiene a specificare una cosa: «Prendete con le dovute cautele queste parole. È meglio non prenderselo. Perché sì, c’è la terapia retrovirale, ma non è una terapia eradicante».
Effettivamente l’efficienza di trasmissione è più bassa rispetto alle altre quattro infezioni segnalateci dal professore: «La sifilide si trasmette una volta su due. La gonorrea praticamente una volta su uno. La clamidia una volta su tre. Il papilloma quasi sempre». L’hiv, invece, ha un indice di trasmissione molto più basso: un rapporto ogni cento.
Ed è meglio tutelarsi visto che, a differenza del papilloma virus, le precauzioni funzionano benissimo. «Il preservativo protegge e il rapporto orogenitale è un rapporto a basso rischio. Ma comunque c’è il rischio: ancora una volta, se non conoscete la situazione del vostro partner, usate il condom anche durante il sesso orale».
Se un individuo ha una carica virale negativa, quindi fa bene la terapia e funziona, tutto sommato è difficile che possa essere contagiante. «Attenzione però, – raccomanda Cusini – liberalizzando l’hiv, si diffonde tutto il resto. In Inghilterra dove è diffusa la Prep (terapia profilattica pre esposizione, ndr) soprattutto in ambienti con alta promiscuità, dove il più delle volte si fa sesso omosessuale, è proposta una pillola al giorno che garantisce l’immunità dall’infezione di hiv. Ma andate a vedere i dati di aumento di sifilide e gonorrea in queste sacche di popolazione ad elevata promiscuità sessuale, – dice – sentirsi garantiti dalla Prep porta ad altre, gravi conseguenze».
Un soggetto che ha acquisito il virus hiv, indipendentemente dall’assenza o dalla presenza di sintomi, è infetto e non esiste nessun modo per invertire questa condizione. «L’infezione da hiv, anche in assenza di terapia, può rimanere asintomatica per lungo, lungo tempo. L’aids è una sindrome clinica, quindi una malattia in cui si riscontrano una serie di sintomi che la connotano». I più conosciuti sono la polmonite da Pneumocystis carinii, il sarcoma di Kaposi, l’herpes cronico, «ma ci sono una serie di infezioni opportunistiche e tumori opportunistici che ci fanno dire che il soggetto ha un deficit acquisito del suo sistema immunitario per cui il suo organismo non si difende più contro germi e tumori contro i quali normalmente ci difendiamo».
Per avere l’Aids è necessario essere infettati dall’Hiv, «ma grazie a Dio non tutte le infezioni da hiv si trasformano in aids. – spiega il medico – Lo facevano fino al 1996, poi con l’avvento della terapia antiretrovirale i casi di aids sono diminuiti. Tuttavia i casi ci sono ancora e la maggior parte sono dovuti a una diagnosi tardiva». Una persona che non sa di avere l’infezione, a un certo punto manifesta una malattia misteriosa: a quel punto può essere troppo tardi perché il sistema immunitario è molto molto danneggiato. Il test più diffuso è il prelievo di sangue. «Ma oggi si stanno implementando test on the spot, facili, rapidi: basta un finger stick», racconta Cusini. Oggi l’hiv è un problema serio per le persone con un’alta promiscuità sessuale, «soprattutto per i maschi che fanno sesso con altri maschi, che sono informati ma spesso se ne dimenticano. Il chem-sex è una cosa molto grave: l’associazione alcol-droghe-malattie sessualmente trasmesse è una triade mortale che fa paura».
di Felice Florio e Cecilia Greco
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