Festa della Repubblica, Mattarella mette in riga il Governo
È nella chiusura del suo discorso di benvenuto per le celebrazioni per la festa della Repubblica che Sergio Mattarella pronuncia chiaro e forte il suo monito ai due comprimari del governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, dopo settimane di campagna elettorale avvelenata. «Libertà e democrazia – ha detto il Capo dello Stato davanti al corpo diplomatico – non sono compatibili con chi alimenta conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo». Mancano certo i nomi e i cognomi dei destinatari, ma i riferimenti ci sono tutti: dagli scontri frontali tra i due vicepremier, passando per le battaglie del fronte leghista in tema di immigrazione, fino agli attacchi nei confronti di conduttori e giornalisti poco graditi a pezzi dell’esecutivo, vedi i casi Fabio Fazio e Gad Lerner. Mattarella invita ad abbassare i toni che nelle ultime ore sono tornati violenti – ultimo solo in ordine di tempo, gli attacchi contro l’ong Sea Watch – mantenendo il «rispetto reciproco nella libertà e nella legalità internazionale, per avanzare sulla strada del progresso con il dinamismo che contrassegna il mondo contemporaneo in cui viviamo».
Mattarella ha fatto riferimento anche alle polemiche proprio sulla parata del 2 giugno: tre generali dell’esercito hanno deciso di disertare la cerimonia, in protesta contro il ministro della Difesa, la grillina Elisabetta Trenta, rea – secondo alcune ricostruzioni – di voler introdurre nuove regole (più severe) per gli scatti di carriera. Per Mattarella la festa della Repubblica dovrebbe unire le anime dello Stato, perché «simbolo del ritrovamento della libertà e della democrazia da parte del nostro popolo. Si tratta – ha aggiunto di un appuntamento che rinsalda da parte dei cittadini la loro adesione leale e il loro sostegno all’ordinamento repubblicano, nella sua articolazione, allo stesso tempo unitaria e rispettosa delle autonomie, sociali e territoriali». Un passaggio per niente casuale, ora che il governo Conte dovrà affrontare il nodo delle Autonomie regionali, un punto finora osteggiato dal M5s.