M5s pronti alla resa sui temi «leghisti»? La svolta di Taverna e D’Uva
A poche ore dalla conferenza stampa del premier Giuseppe Conte su «Cose importanti», arrivano nuovi segnali di distensione dall’ala grillina del governo. Dopo la campagna elettorale all’insegna dello scontro quotidiano fra gli alleati, i rapporti di forza si sono letteralmente ribaltati: il Movimento 5 Stelle appare più disposto a scendere a miti consigli sui temi cardine per la Lega e Matteo Salvini. I tempi del muro contro muro tra grillini e leghisti sembrano passati, almeno a sentire Paola Taverna, vicepresidente del senato e nota per la sua verve da pasionaria, accompagnata dal capogruppo alla Camera Francesco D’Uva. Taverna apre sulla possibilità dell’approvazione dell’autonomia regionale e della flat tax.
Temi fino a poche ore fa di acerrimo scontro, soprattutto quello fiscale, che aveva fatto capolino anche nella prima versione della risposta del ministro dell’economia Tria alle rimostranze della Ue sui conti pubblici italiani e che aveva mandato su tutte le furie i 5 Stelle vista l’ipotesi di un taglio al reddito di cittadinanza per far partire la tassa piatta. Ora, invece, sembra arrivare un via libera. Le parole con cui Taverna, intervistata dal quotidiano La Verità, apre alle proposte-bandiera della Lega sono inequivocabili di un mutato clima all’interno dell’esecutivo: «Io sono convinta che gli elettori abbiano espresso consenso a queste battaglie della Lega. Quindi accettiamo questi temi e mettiamo il Carroccio alla prova». Insomma, il voto alle europee avrebbe legittimato Salvini a procedere e il Movimento non può far altro che adeguarsi.
Sul tema delle autonomie regionali, che aveva visto lo scontro prendere anche connotazioni territoriali legate all’elettorato incarnato dalle due forze di governo, la Lega più forte al Nord (che sarebbe favorito dal provvedimento) e il M5S al Sud (che ne sarebbe danneggiato), è anche Francesco D’Uva a fare da pontiere e colomba per una possibile convergenza. Al Corriere della Sera ricorda come nel cosiddetto contratto di governo sia stato messa nera su bianco la possibilità di promuovere l’autonomia delle regioni e che pertanto il Movimento 5 Stelle dirà sì a Salvini.
Le due dichiarazioni arrivano a così breve distanza una dall’altra e hanno toni così simili che è ipotizzabile dietro ci sia un disegno organizzato: cioè quello di arrivare al discorso di Conte in un clima maggiormente disteso rispetto a quello delle ultime settimane. Se Conte dirà, come è prevedibile, che ci vorrà responsabilità da parte di tutti, il Movimento potrà dire di essersi già messo su quella strada: se dovesse cadere il governo, la colpa ricadrebbe su Matteo Salvini.
Si tratta naturalmente di una responsabilità non disinteressata. I 5 Stelle hanno dimezzato i loro consensi nel volgere di dodici mesi e gli ultimissimi sondaggi li danno ancora in caduta. Andare al voto per loro in questo momento sarebbe un suicidio politico. Ecco quindi le aperture, per prendere presumibilmente tempo, in attesa di giorni migliori. Anche nella Terza Repubblica, anche nell’epoca del “governo del cambiamento”, sembra sempre valido l’assioma di Giulio Andreotti: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia».