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Nucleare, botta e risposta Usa-Iran. Pompeo: «Pronti a trattare»

03 Giugno 2019 - 06:29 Redazione
Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo durante il suo tour europeo ha avuto parole concilianti nei confronti del Paese degli Ayatollah, che però ha reagito con durezza

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo, in missione in Svizzera, ha speso parole di incoraggiamento e vicinanza nei confronti dell’Iran: «Siamo pronti a partecipare a una conversazione senza precondizioni, siamo disposti a tornare al tavolo [negoziale ndr]». Meno conciliante il ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Mousavi: «Non prestiamo attenzione ai giochi di parole. Ciò che conta è il cambiamento dell’approccio generale nei confronti alla nazione iraniana». Non è assolutamente scontato che l’accordo sul nucleare concluso su iniziativa del presidente americano Barack Obama e firmato, oltre che dall’Iran, anche dagli altri membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania – ma in seguito accantonato da Donald Trump – possa essere recuperato in extremis.

La guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei mercoledì aveva dichiarato che Teheran non avrebbe accettato di negoziare con gli Stati Uniti a meno che le sanzioni a cui è sottoposto il Paese non fossero state rimosse. A sottolineare come il clima tra i due Paesi sia ancora teso, Mike Pompeo ha ribadito che gli Stati Uniti continueranno a contrastare «l’attività maligna» in tema di politica estera da parte dell’Iran, con riferimento al sostegno di Hezbollah in Libano e del governo siriano. La Svizzera è la seconda tappa del tour europeo di Pompeo, volato prima in Germania per un incontro con i leader europei in cui hanno discusso anche di Iran. Dalla rivoluzione del 1979 in Iran e la conseguente chiusura dell’ambasciata americana nel Paese, la federazione elvetica agisce da intermediario diplomatico tra i due Paesi.

L’accordo sul nucleare

L’accordo sul nucleare, concluso nel 2015, prevedeva che l’Iran riducesse di due terzi le centrifughe, rallentando notevolmente quindi il processo di arricchimento dell’uranio necessario ai fini dello sviluppo di testate nucleari. In cambio i vari Paesi firmatari, in testa gli Stati Uniti, avevano accettato di ridurre le sanzioni, sopratutto sull’esportazioni di petrolio. A novembre 2018 Donald Trump aveva deciso di riprendere le sanzioni. Successivamente, a maggio di quest’anno il presidente Usa aveva annunciato la decisione di sottrarsi all’accordo sul nucleare, duramente criticato durante la campagna elettorale, perché ritenuto inefficace oltre che profondamente sbagliato visto l’atteggiamento bellicoso del regime di Teheran. Trump aveva terminato anche le esenzioni alle sanzioni concesse a vari Paesi terzi, compresa l’Italia. Ne era conseguito sia un aumento dei prezzi della benzina che un ritorno a una retorica più dura tra Iran e Stati Uniti, con tanto di minacce e allusioni a scontri armati. La Casa Bianca aveva mandato nella regione una portaerei e quattro cacciabombardieri e, più recentemente, aveva accusato l’Iran di aver sabotato quattro petroliere nel Golfo dell’Oman.

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