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Frodi e scarso rigore scientifico: le minacce alla ricerca al Congresso di Hong Kong

04 Giugno 2019 - 15:56 Juanne Pili
Una maggiore integrità nella ricerca scientifica per prevenire il proliferare di studi truffaldini

Questa settimana si sta svolgendo a Hong Kong  la sesta Conferenza mondiale sull’integrità della ricerca, l’evento si chiuderà il 5 giugno. Non si tratta semplicemente di difendere la letteratura scientifica da frodi e plagi delle riviste predatorie, dove basta pagare per vedersi pubblicare uno studio: un laboratorio di fake news.

Anche riviste di tutto rispetto possono essere raggirate o compiere delle leggerezze nella fase di verifica dei risultati delle ricerche, pensiamo all’articolo truffa di Andrew Wakefield che collegava i vaccini all’autismo, o più recentemente alla ricerca sull’omeopatia pubblicata in una rivista appartenente al gruppo editoriale di Nature.

Quando si ha fretta di pubblicare

Nel 2018 Reaction Watch ha rilasciato un database di oltre 18 mila pubblicazioni scientifiche ritrattate, ovvero disconosciute dall’editore in quanto si sono rivelate errate.

In un’epoca in cui la fretta di pubblicare e la competizione tra team di ricerca per ottenere fondi si fa sempre più serrata, il meccanismo della peer review – che resta il migliore dei mondi possibili – può mostrare i suoi limiti.

Da un lato un così alto numero di articoli ritirati ci comunica che molte riviste scientifiche svolgono bene il loro lavoro, dall’altro può venire il dubbio che si tratti solo della punta di un iceberg.

Sotto il pelo dell’acqua potrebbe esserci un mare di riviste di scarso prestigio, ma i cui contenuti possono finire in pasto a redazioni più interessate al clickbait che non a riportare fatti reali, trasformando i risultati di una ricerca condotta sui topi nella panacea che salverà l’umanità.

Un controllo di qualità

Prima ancora dell’onestà di chi propone gli articoli e li pubblica, dovrebbe venire una maggiore attenzione nella fase di partenza: ovvero nell’integrità della ricerca, come spiega C. K. Gunsalus a Nature nel suo editoriale.

«La cattiva condotta della ricerca comprende frodi, fabbricazione e plagio. È essenziale indgare su tanta disonestà in modo accurato ed equo. L’integrità della ricerca include tali indagini, ma è molto di più. Si tratta di creare sistemi che aumentino la qualità, la pertinenza e l’affidabilità di tutte le ricerche».

Sono questi i temi su cui hanno dovuto misurarsi i partecipanti alla Conferenza di Hong Kong. Oltre a migliorare i metodi di ricerca allo scopo di ridurre al minimo i preconcetti dei ricercatori, molto può essere fatto anche migliorando la qualità dei registri e dei progetti sperimentali di controllo.

Il rigore non è una virtù

L’orgoglio è uno dei maggiori ostacoli: proporre metodi di verifica dell’integrità di una ricerca viene spesso interpretato come un mettere in dubbio l’onesta dei ricercatori, mentre il problema non è nella virtù dei camici bianchi, quanto nel cercare sempre metodi più efficienti nel garantire il rigore dei risultati ottenuti.

Senza una maggiore cura dell’integrità della ricerca viene a crearsi inevitabilmente un ambiente fertile anche per i disonesti e i santoni in cerca di facili glorie.

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