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Una nuova tecnica per produrre staminali emopoietiche ha superato gli esperimenti sui topi

05 Giugno 2019 - 06:50 Redazione
Contro i tumori del sangue una nuova tecnica per produrre staminali tutelando il sistema immunitario

I ricercatori delle Università di Tokyo e Stanford in California sono riusciti a coltivare un significativo numero di cellule «staminali emopoietiche», in grado di trasformarsi una volta iniettate in componenti essenziali del sangue.

L’esperimento è stato fatto in laboratorio su dei topi, che sono molto diversi dagli esseri umani, ma tutte le scoperte mediche rivelatesi funzionanti anche per l’uomo, sono dovute passare per questa fase.

Non a caso i risultati di questa nuova tecnica sperimentata sui topi sono stati riportati recentemente anche sulla rivista Nature.

Le staminali emopoietiche nei pazienti umani

Oggi è possibile ottenere staminali emopoietiche attraverso il trapianto di midollo osseo e di cordone ombelicale, aspetto di cui avevamo già trattato in un precedente articolo. La novità sta nella maggiore efficienza ottenuta nel produrre grandi quantità di queste cellule.

Se la tecnica dovesse funzionare anche negli esseri umani potrebbe rappresentare una nuova speranza per tutti i pazienti con tumori del sangue come la leucemia, per non parlare della possibilità di rafforzare il sistema immunitario di chi è sottoposto a chemioterapia.

I risultati dell’esperimento

Il grande numero di staminali prodotte ha permesso probabilmente di eseguire l’operazione senza che si scatenassero i meccanismi di rigetto che dovremmo aspettarci in questo genere di trapianti, tanto da dover indebolire il sistema immunitario dei pazienti.

Nei topi con sistema immunitario intatto che hanno ricevuto le staminali emopoietiche queste hanno prosperato senza problemi. Le ragioni per cui in esperimenti precedenti non si ottenevano simili successi si trovano in particolari impurità presenti nell’«albumina».

L’albumina è una proteina del sangue solitamente usata come mezzo per coltivare le staminali. Così nel recente esperimento questa è stata sostituita con un ingrediente normalmente presente nella colla: l’alcol polivinilico. 

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