L’ora di arabo a scuola, la consigliera: «Ma quale integrazione, la bimba egiziana parla bene l’italiano» – L’intervista
«Hanno intonato una canzone araba e hanno spiegato loro la storia delle piramidi», a parlare a Open è la consigliera della Lega Paola Malcangio che ha sollevato il caso della lezione d’arabo tenutasi all’interno di una scuola elementare a Cernusco sul Naviglio (Milano).
«Quello che contesto è l’uso dei fondi comunali. Noi, a livello distrettuale, abbiamo 23mila euro da spendere in progetti legati all’apprendimento della lingua italiana per i bambini appena arrivati in Italia oppure per quelli in difficoltà. E invece cosa hanno fatto in questo istituto? Li hanno utilizzati per altri scopi, li hanno “distratti”.
Secondo la consigliera, «non c’era nemmeno bisogno di una lezione d’arabo per la bimba egiziana, essendo nata in Italia da una famiglia perfettamente integrata, che è nel nostro Paese da anni, e che, come emerge dai documenti, ha soltanto una “timidezza nel fare domande agli adulti di casa”», dice la consigliera.
«Hanno visto queste risorse e non se le sono fatte scappare»
Come spiegato dal dirigente scolastico a Open, quest’attività alla scuola non è costata nulla: al comune, invece, 120 euro. La consigliera leghista ha fatto un’interrogazione al sindaco del suo comune che risponderà nelle prossime settimane: «La verità sapete qual è? Che hanno visto queste risorse e non se le sono fatte scappare. Io non ho alcuna finalità politica ma da consigliera controllo e chiedo risposte».
Il preside, proprio a Open, ha parlato di «polemiche strumentali e a fini politici»: «Lui è il primo a dover lasciare la politica fuori dalla scuola. Pensate che una volta ha pubblicato “Verità per Giulio Regeni” sul sito della scuola. Non è politica questa?».
Una vicenda, questa, che rischia di diventare uno scontro politico: «Non vorrei che i vertici della scuola si facessero “usare”, non nego che sia un istituto vicino all’attuale amministrazione di centro-sinistra».
«Scambio culturale positivo ma coi fondi giusti»
Infine la consigliera ci tiene a precisare che non ha mai voluto attaccare questa iniziativa: «Attacco la procedura amministrativa e la mancata comunicazione ai genitori: pensate che nemmeno quelli della bimba egiziana lo sapevano. Nessuna islamizzazione della scuola, per carità. Pensate che nella classe di mia figlia c’è una bimba coreana e la mia piccola è attratta dalla loro cultura. Uno scambio culturale è sempre positivo ma coi fondi giusti».
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