«Come fa a essere italiana?», l’idiozia degli insulti contro la capitana azzurra Gama
Parte sabato 9 giugno il mondiale di calcio dell’Italia. Ma a macchiare il debutto delle azzurre ci hanno pensato i commentatori da tastiera che su Facebook e Twitter hanno attaccato Sara Gama.
Il capitano della nazionale italiana e della Juventus è stata oggetto di insulti sulle pagine ufficiali della nazionale. Sotto la foto rappresentativa di questi mondiali, dove si vede la giocatrice in primo piano con una mano sul cuore, e il resto della squadra subito dietro c’è chi ha avuto da ridire.
Gli insulti razzisti
«Non capisco perché solo una ha la mano sul cuore e non essere italiana», scrive un utente su Facebook. Gama, 30 anni, nata a Trieste è un esempio dentro e fuori dal campo, tanto che la Mattel, l’azienda della Barbie ha deciso di dedicarle una bambola con la motivazione di «essere un esempio per le nuove generazioni nell’abbattere le barriere della società di cui lo sport a volte è specchio: questo è l’obiettivo che mi spinge a dare sempre di più».
«Te pareva che la giocatrice africana della nazionale italiana di calcio femminile non la mettessero in primissimo piano?» si legge in uno dei tweet pubblicati a commento della foto. Uno dei commenti, rimossi, mette in dubbio invece la sua nazionalità:«Quella sarà anche nata in Italia, avrà la cittadinanza italiana, parlerà italiano ma, mi dispiace, non é italiana. Non ne possiede né le caratteristiche né i cromosomi».
Agli insulti e commenti di cattivo gusto c’è chi ha sottolineato invece l’attacco razzista, rispondendo a tono: «Primo: è italiana nata a Trieste. Secondo: è il capitano della nazionale».
Non è uno sport per donne
Su Facebook c’è chi invece ha attaccato l’intera nazionale femminile e la battaglia per il riconoscimento dello status di professionista messa in campo in questi anni: «Dovrebbero proporre un bello spettacolo per avere pubblico e quindi soldi, e per ora quello che propongono è imbarazzante per chi ama il calcio. Per essere professionisti bisogna essere professionali e capaci, poi i soldi arrivano. Non è questione di parti opportunità, il calcio femminile fa semplicemente schifo».
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