Sede di Altaforte davanti a una scuola. La protesta dei genitori: «Siamo preoccupati»
Circa cinquanta metri separano la sede di Altaforte edizioni dall’Istituto Comprensivo Rita Levi Montalcini, a Cernusco sul Naviglio, comune in provincia di Milano. Il centro logistico della casa editrice vicina a CasaPound è nato quattro mesi fa nel seminterrato di un ex negozio partner dell’Enel. Dietro le tre vetrine ancora vuote aprirà presto l’omonima libreria. Ne esistono già due, una a Piacenza e una a Bolzano. La casa editrice è diventata particolarmente nota dopo che la sua ammissione al Salone del Libro di Torino – dove avrebbe dovuto presentare il libro-intervista a Matteo Salvini – era stata prima criticata, poi revocata. Questa volta, ad attirare l’attenzione sulla sede logistica milanese è stato un gruppo di genitori i cui bambini frequentano le scuole elementari o medie Rita Levi Montalcini.
Il 2 giugno hanno appeso ai platani che separano le vetrine di Altaforte dalla scuola dodici foto d’archivio che ritraggono alcuni eventi drammatici dell’epoca fascista che coinvolsero studenti e bambini. La piccola mostra fotografica, intitolata «Alberi della memoria», mirava, spiegano i genitori, a ricordare la sofferenza da cui nasce la nostra democrazia e non conteneva nessun riferimento diretto a CasaPound. Nel giorno in cui si celebra il referendum che nel 1946 sancì la genesi della Repubblica Italiana dopo la caduta di Mussolini, sono comparsi di fronte alle vetrine della casa editrice immagini della copertina del Diario di Anna Frank o delle lapidi di Enrico e Giuliana Frinzi, studenti esclusi dalla scuola nel 1938, poi deportati e morti ad Auschwitz.
I cartelloni non sono rimasti a lungo: Carabinieri e Polizia hanno, dopo poco, rimosso le fotografie, perché installate senza previa autorizzazione. I genitori coinvolti hanno affermato di aver compreso e accettato l’applicazione della norma amministrativa, ma non sono convinti di essere i soli ad aver commesso un atto illecito. «Quali sono i requisiti per un editore autoproclamatosi fascista per mettere la sua attività editoriale di fronte a una scuola?» chiede Fabrizio Gatti, uno di loro, autore di una lettera a La Repubblica in cui spiega l’accaduto, a nome del gruppo di genitori. «Noi genitori siamo giustamente preoccupati – spiega Gatti a Open – non vogliamo che nel quartiere si verifichino prove di forza e di propaganda razzista come vediamo periodicamente in altre città».
Ad alimentare le loro preoccupazioni, in un comune definito dagli stessi come solitamente aperto e accogliente, anche il dibattito sulle presunte lezioni di arabo nella scuola dei loro figli. La consigliera della Lega Paola Malcangio, madre di un’alunna del Rita Levi Montalcini, ha infatti sollevato una polemica sul corso di 4 ore di avvicinamento alla cultura araba tenutosi all’interno della scuola. Il preside ha difeso l’iniziativa e la teoria di «un’islamizzazione della scuola» è subito stata smentita.
D’altra parte, Ermanno Zacchetti, il sindaco del comune (Pd) ha tenuto a ribadire, dopo la polemica su Altaforte, che «Cernusco è antifascista». Ma nonostante le autorità si siano espresse in modo rassicurante, per i genitori non è abbastanza: «Si potrebbe cominciare da un’attenta verifica della legalità della presenza di questa attività in base all’articolo 4 della Legge Mancino».
È proprio in merito alla legge Mancino che Francesco Polacchi, editore di Altaforte oltre che della rivista sovranista Primato Nazionale, è indagato a Torino per «apologia al fascismo», come ci conferma lui stesso. Secondo l’Unione Sarda, nel 2007 Polacchi, prima tra i dirigenti di Blocco Studentesco poi di CasaPound, ferisce il sassarese Stefano Moretti con un coltello a serramanico di fronte ad una discoteca, ma il suo processo cade in prescrizione nel 2017. Polacchi nel 2008 guida gli scontri contro gli studenti dell’Onda, e nel 2010 aggredisce, con altri esponenti del movimento di estrema destra, quelli di un centro sociale mentre attaccano manifesti a Roma Tre.
Polacchi è anche tra gli indagati per il pestaggio di Filippo Santino e Jorge Castro Carasaz a Palazzo Marino, a Milano, il 29 giugno 2017. L’uno esponente dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, il secondo rappresentante di un’associazione in difesa dei migranti, stavano aspettando di incontrare il capo del gabinetto del sindaco per presentare formalmente una richiesta di residenza per migranti richiedenti asilo. I due hanno rifiutato il 3 giugno risarcimento extragiudiziale di 1.800 euro (1400 a uno, 400 all’altro) proposto dagli imputati. Polacchi si è detto innocente, anzi, «dalla parte degli aggrediti» e ha giustificato la proposta di risarcimento affermando di volere «che questo processo finisca presto».
A proposito della polemica sulla sede di Altaforte a Cernusco, Polacchi si è detto «stupito e deluso» quando ha appreso la notizia da un giornale online, domenica 2 giugno. Nel comune, dove i cittadini si dividono tra Partito Democratico e Lega (entrambi circa al 30% circa alle Europee 2019, CasaPound allo 0,36%), Polacchi dice di essere ben integrato. Lì ha anche aperto un negozio del suo brand di abbigliamento, Pivert, già indossato da Matteo Salvini nel 2018 all’olimpico a Roma. La marca sarebbe anche sponsor del centro sportivo comunale Enjoy di Cernusco, a quanto si evince da alcune foto del luogo.
La reazione all’azione dei genitori è però intransigente: «Non rinuncerò né alle mie affermazioni, che rivendico, né alle mie idee per piacere a un gruppo di genitori di Cernusco sul Naviglio», afferma. Genitori che però non hanno intenzione di stare a guardare e, sperando che associazioni come l’Anpi presentino un esposto, non escludono di interrogare loro stessi l’autorità giudiziaria.