Ferrara alla Lega dopo 70 anni di sinistra. Chi è Alan Fabbri, l’autore dell’impresa
La svolta leghista di Ferrara, dopo quasi 70 anni, ha il volto (e il codino) di Alan Fabbri. 40 anni, ingegnere, amante dei Pearl Jam e del grunge. Tra i punti forti del suo programma per le amministrative c’è l’azzeramento dei fondi per l’accoglienza e l’affidamento di parte dei servizi alla sanità privata. «Sarò il sindaco di tutti», dice Fabbri all’una di notte nella sala stampa del Comune, quando i risultati dei ballottaggi sono ormai definitivi. A incoronarlo ci sono anche la senatrice Lucia Borgonzoni e gli alleati di coalizione Vittorio Sgarbi e Matteo Fornasini.
Il primo commento
Fabbri, tra le sue passioni, ha il basso elettrico. Ed è il cantante di una cover band – i Nausicaa – che suona brani di Fabrizio De Andrè. «È stata una campagna difficile e lunga, che abbiamo cercato di vincere parlando di programmi», dice. Negli ultimi giorni, ha puntato tutto sulla rassicurazione dei moderati, e sul coinvolgimento degli elettori dei 5 Stelle, “orfani” di candidato per il ballottaggio a Ferrara. A loro, Fabbri ha dedicato una sorta di mini-contratto, per rassicurarli del fatto che alcune priorità grilline sono anche le sue. «Voglio ringraziare i ferraresi per la loro fiducia, sarò il sindaco di tutti, perché tra cinque anni, quando ci ripresenteremo voglio avere la fiducia anche di chi questa volta non ci ha votato».
Chi è Alan Fabbri
Classe 1979, alto 1.83, Alan Fabbri è militante leghista da sempre. Nato a Bondeno, comune in provincia di Ferrara sulle sponde del fiume Panaro, secondo Estense.com da padre democristiano e madre di sinistra – entrambi poi convertiti alla fede leghista per seguire le scelte del figlio. La famiglia ha un’azienda agricola che recentemente ha cominciato anche a produrre luppoli da birra. Alan frequenta lo scientifico ed è durante l’adolescenza che si avvicina alla musica: comincia a suonare il basso. È sempre da teenager, a 15 anni, che comincia a militare nella Lega: ci si iscriverà a 20 anni.
La carriera politica (e non solo)
La militanza politica va di pari passo con quella universitaria: nel 2000 diventa coordinatore provinciale dei Giovani Padani, l’anno dopo segretario comunale della Lega nella sua Bondeno. Contemporaneamente si candida come capolista alle amministrative di Finale Emilia, e nel 2001 viene eletto nel direttivo provinciale della Lega.In un mondo in cui il Carroccio non è ancora guidato da Matteo Salvini e la Lega registra risultati ancora a una cifra (bassa) in Emilia Romagna, accanto alla politica Fabbri – che nel frattempo si laurea e prende l’abilitazione – investe anche in tutt’altro.
È il 2005 quando fonda il Bundan Celtic Festival, oggi – secondo quanto si legge sul sito – «uno dei festival celtici più importanti a livello nazionale, conta più di 30mila presenze ogni anno ed è diventato un appuntamento essenziale per il territorio di Bondeno non solo per le bellissime atmosfere in cui si possono immergere ogni anno i suoi abitanti ma anche per la promozione turistica che genera». La parola d’ordine è «rievocazione storica del periodo celtico nell’area del delta padano».
Alan Fabbri, amico di Matteo Salvini ormai da 20 anni, è anche l’ideatore del festival ReWoodstock nel Parco golenale di Rocca Possente: tre giorni ispirati al più grande appuntamento musicale di sempre, e che andranno in scena anche quest’anno, dal 14 al 16 giugno.
Da Bondeno alla Regione
È il 2009 quando viene eletto sindaco della sua città: ha 30 anni e diventa così il primo sindaco leghista dell’Emilia-Romagna, con percentuali a cui il Carroccio qui non è abituato. Resta in carica per due mandati, la rielezione . vede percentuali ancora più elevate. Lo chiamano il «sindaco del terremoto», per come ha gestito il post-sisma nel suo territorio. Nel 2014 è il candidato della coalizione di centrodestra alla Regione. Silvio Berlusconi lo invita ad Arcore, gli dà del bravo ragazzo, suggerisce – e non ottiene – l’eliminazione del codino e insomma un generale cambio di look, se possibile. Fabbri alla fine non viene eletto, ma le sue percentuali continuano a crescere e diventa sempre più noto alle cronache nazionali.
Le parole d’ordine sono «Stop clandestini» – perché non sono migranti, sono clandestini, assicura lui – e «prima i terremotati»: se non è di Fabbri, il copyright, poco ci manca. «Ci hanno chiesto di accogliere degli immigrati clandestini nei nostri comuni. Non andrò mai da un cittadino terremotato a dire che verrà accolto un clandestino quando queste persone vivono nei container», dice in un comizio.
I suoi propongono la polizia anti-clandestini, lui autobus riservati ai rom. «In Regione sono pronto a introdurli nel Patto per la mobilità. E se le associazioni rom mi denunciano, per me è una medaglia sul petto», assicura. Promette una regione «de-islamizzata», una «moratoria sulle nuove moschee», «telecamere nelle sedi delle associazioni islamiche e nei luoghi di culto, controllo sui sermoni, che devono essere in italiano, registrati e a immediata disposizione delle forze dell’ordine». Niente soldi all’accoglienza, più sanità privata e, perché no, un altro grande classico salviniano: quello della riapertura delle case chiuse: «Questione di sicurezza, dignità e di igiene pubblica», assicura.
«Eroe»
Dopo quelle elezioni, eletto consigliere regionale e ospite a Ballarò, è Alan Fabbri a dire «uno che ha un’azienda e non riesce a arrivare alla fine del mese perché gli fate pagare il 60% di tasse è un eroe se evade».
Le barricate a Gorino
Ora è la volta di Ferrara. Con lui anche Nicola Lodi detto Naomo, salito agli onori delle cronache per le barricate di Gorino contro l’arrivo di pochi migranti (qualche malizioso dice che Fabbri è il suo volto “spendibile”), ma anche Stefano Solaroli, famoso, lui, per il video in cui va a dormire accarezzando la sua pistola. «Ma andiamo. Lodi è un attivista che si è sempre battuto contro il degrado di alcune zone. Quanto al video della pistola, detto che ho preso le distanze, risale al 2014, quando Solaroli non era ancora un nostro iscritto», dice Fabbri al Corriere della Sera. «E poi c’è posto per tutti. La nostra Lega è ormai l’unico partito trasversale. Come il vecchio Pci di Enrico Berlinguer». Amen.
In copertina Alan Fabbri e Matteo Salvini. Ansa/Giorgio Benvenuti