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«Basta prendersela con me»: Di Maio usa la «graticola». E il Movimento 5 Stelle diventa partito

11 Giugno 2019 - 09:50 Redazione
Sottosegretari e ministri saranno convocati in "audizione" di fronte allo stato maggiore del M5S: in bilico Toninelli e Grillo

Il Movimento 5 Stelle? «Non può andare avanti se non si dà un radicale cambiamento alla sua struttura organizzativa». L’analisi è del capo politico grillino, Luigi Di Maio, affidata stamane, 11 giugno, ai microfoni di Rtl 102.5. «Non si può pretendere di non avere un’organizzazione interna e prendersela sempre con me qualunque cosa succeda. Io sono sempre disponibile a prendermi tutte le responsabilità, però adesso anche basta».

«Momento di riflessione»

Il Movimento 5 Stelle diventa un partito a tutti gli effetti, allora? «Credo che per una forza politica arrivata al governo sia imprescindibile», ammette Luigi Di Maio. «Un partito è quello che esiste al di là delle idee e delle iniziative per i cittadini. Noi continuiamo ad esistere se ci sono idee e iniziative per cambiare la vita degli italiani, ma per realizzarle c’è bisogno che a livello nazionale e regionale» ci siano dei referenti, spiega.

«È bellissimo dire che non abbiamo una struttura e un’organizzazione e ogni cosa la decide il capo politico, però poi quando qualcosa non va bene l’unico destinatario delle accuse sono io», affonda il vicepremier. «Così non può funzionare, non è più rinviabile un processo di organizzazione interna. Dobbiamo avere dei referenti regionali e nazionali con gente che si prende le responsabilità». Sono anni «che ogni cosa che succede nel movimento è sempre colpa di Di Maio. Ormai la prendo con filosofia».

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli e la ministra della Salute, Giulia Grillo. Ansa/Claudio Peri

Nel frattempo, tra i grillini, è partita la graticola: una via di mezzo tra uno stress test, un’audizione e un esame di maturità, con tanto di interrogazione, dibattito e voto finale. Dopo le batoste elettorali alle europee e alle amministrative, Luigi Di Maio chiama la riorganizzazione. E la «graticola» sarà uno dei passaggi di questa fase.

Ministri e sottosegretari saranno convocati dal direttivo del Movimento, dai capigruppo e dai presidenti delle commissioni parlamentari ed esporranno il loro operato di un anno di Governo.

L’idea l’ha lanciata e annunciata il capo politico del Movimento 5 Stelle, come ricostruisce AdnKronos: Di Maio ha inviato un messaggio spiegando che il «momento di riflessione» avviene per Commissioni, riunendo insieme deputati e senatori del M5s.

Come funziona la graticola

La graticola è cominciata ieri, 10 giugno, e dovrebbe andare avanti per tutta la settimana. A esordire sono stati i due sottosegretari ai Rapporti con il Parlamento, Simone Valente e Vincenzo Santangelo, insieme al sottosegretario agli Interni, il medico Luigi Gaetti.

Una prassi, ricostruisce il Corriere della Sera, del Movimento 5 Stelle per analizzare eletti e candidati con test e domande. Lo spiega Di Maio nella mail. «Il confronto avrà la durata di 40 minuti e sarà così articolato: nei primi venti minuti il sottosegretario interessato svolgerà un intervento illustrativo dell’operato svolto durante il suo mandato, che sarà registrato per la creazione di un archivio. Seguirà un dibattito di circa 20 minuti».

Poi ogni parlamentare «lascerà per ogni sottosegretario una valutazione anonima non vincolante, che quindi verrà valutata con il massimo della riservatezza dai direttivi dei gruppi e da me come capo politico». Dopo i sottosegretari, sarà la volta dei ministri: i nomi su cui resta più alta l’attenzione sono quelli di Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, e di Giulia Grillo, ministra della Salute.

Ministeri in bilico

Dalla graticola dipenderanno anche i destini dei grillini al Governo? Il sospetto è che non sarà soltanto un momento per ritrovarsi e fare il punto dopo un anno di Governo, ma uno strumento per sostituire chi non è più gradito.

Un regolamento di conti, con alcuni nomi dati in bilico: quello del viceministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, e quello del sottosegretario alla Giustizia, il 31enne Vittorio Ferraresi. Sul tavolo anche il caso del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo.

Più di un retroscena politico racconta di sottosegretari che si negano al telefono se cercati dai colleghi, in questi giorni. E di un clima da redde rationem che però, è il dubbio di qualcuno, non sarebbe la risposta alle sconfitte elettorali inanellate dal Movimento.

Il vice premier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, durante la discussione al tavolo di crisi Whirlpool al Mise, Roma, 4 giugno 2019. Ansa/Ettore Ferrari

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