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Prof sospesa, nulla di fatto dall’incontro col ministro: «Ci contestano la distorsione dei fatti storici» – L’intervista

11 Giugno 2019 - 16:16 Fabio Giuffrida
La prof di Palermo va avanti: chiede la restituzione dello stipendio e vuole difendersi dall'accusa di aver distorto i fatti storici

L’incontro tra il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e la professoressa di Palermo Rosa Maria dell’Aria, sospesa per 15 giorni, si è concluso senza trovare una soluzione sul provvedimento nei confronti della docente. E c’è di più: secondo Repubblica, l’ispezione per il video – in cui gli studenti hanno accostato le leggi razziali del 1938 al decreto di sicurezza di Salvini – sarebbe stata innescata da una mail inviata dall’ufficio stampa del ministero dell’Istruzione all’ufficio scolastico provinciale di Palermo.

L’email del Miur

L’ufficio stampa del ministero dell’Istruzione, in effetti, ha confermato che dal Miur è partita «una semplice richiesta di informazioni al competente ufficio territoriale». L’obiettivo sarebbe stato quello di «approfondire un caso emerso sui social». Insomma, non ci sarebbero state pressioni da Roma né richieste di interventi specifici ed immediati. Solo un chiarimento.

La decisione di sospendere la prof per non aver vigilato su un lavoro dei suoi alunni è stata presa autonomamente dal provveditore agli Studi di Palermo, Marco Anello. L’unico che avrebbe potuto revocare la sospensione.

Domani sarà presentato il ricorso

L’obiettivo della professoressa dell’Aria, adesso, è quello di ottenere l’illegittimità del provvedimento di sospensione. Ormai è una questione di principio. «Al momento la situazione è invariata. Dicevano che si sarebbe trovata una conciliazione e, invece, al momento non c’è nulla di concreto. Questa vicenda si risolverà nelle sedi opportune», queste le parole della docente dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo – tornata a scuola il 27 maggio accolta da 15 rose rosse, una per ogni giorno di sospensione – a Repubblica.it.

La prof poche settimane fa aveva incontrato i ministri Salvini e Bussetti che le avevano promesso una soluzione al caso. Il sottosegretario all’istruzione Salvatore Giuliano su Facebook, lo scorso 30 maggio, si era spinto oltre: «Caso chiuso con soluzione Miur-Avvocati. L’atto sarà annullato». E, invece, non è andata così.

Domani mattina sarà presentato alla sezione lavoro del tribunale di Palermo il ricorso con cui gli avvocati Fabrizio La Rosa e Alessandro Luna chiederanno la dichiarazione di illegittimità del provvedimento disciplinare preso dall’ufficio scolastico provinciale di Palermo.

Parla il legale della donna

A Open parla Alessandro Luna, avvocato e figlio della prof.ssa: «A mia madre l’ufficio scolastico provinciale contesta l’omessa vigilanza sul lavoro svolto dai suoi allievi e anche una presunta “distorsione dei fatti storici” visto che i ragazzi hanno accostato le leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza di Salvini. Ma anche se esistesse la regola dell’omessa vigilanza (che io fatico a rintracciare), saremmo dinanzi alla violazione degli articoli 21 e 33 della Costituzione, ovvero la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di insegnamento».

Il legale chiederà un risarcimento di 10mila euro perché è stata intaccata la reputazione professionale della prof.ssa oltre alla restituzione dello stipendio (che non ha percepito per i 15 giorni di sospensione). «Vogliamo dimostrare, rivolgendoci a un giudice, che quel provvedimento è illegittimo. Non abbiamo accettato di andare avanti con l’accordo che ci proponeva il Miur».

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