Crisi Whirlpool, Calenda torna all’attacco: «Di Maio ha mentito ai lavoratori» – Il video
Luigi Di Maio «ha mentito al Paese e agli operai su Whirlpool». L’attacco, senza mezzi termini, arriva da Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico. Al centro, la questione della sede di Napoli dell’azienda statunitense e il destino di 420 lavoratori. Secondo Calenda, il vicepremier «sapeva della chiusura di Napoli da inizio aprile. Ha incaricato Invitalia di analizzare il nuovo possibile investitore in sostituzione di Whirlpool. Non ha ricevuto i sindacati che hanno chiesto incontro, ha aspettato le europee e poi ha fatto scene indecorose di finta indignazione. Si deve vergognare».
«Io con la Whirlpool ho avuto poco a che fare, perché l’accordo è stato firmato da Di Maio – dice Calenda ospite ieri sera a L’Aria che tira – Speciale in onda su La7 – Non credo che Di Maio sia responsabile della crisi Whirlpool: è una crisi di sovrapproduzione». Ma il leader dei 5 Stelle, «e su questo ha mentito, sa benissimo della chiusura dell’impianto di Napoli dall’inizio di aprile. Da allora il ministero è stato informato, non ha informato i sindacati. Il 18 aprile i sindacati hanno chiesto un incontro che è stato posticipato. Tanto è informato, che si sono svolti tre incontri a Invitalia con quello che dovrà essere chi subentrerà a Whirlpool a Napoli».
Invitalia e gli incentivi
Invitalia è l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A., società per azioni italiana partecipata al 100% dal ministero dell’Economia. Viene chiamata “nuova Iri” e si occupa anche di rilancio delle aree industriali in crisi.
«Abbiamo visto sceneggiate per cui il 31 maggio, quando la notizia esce fuori, dopo le elezioni europee – sottolineo – il ministro fa un gran comunicato dicendo non è accettabile una cosa che sapeva da due mesi e su cui aveva fatto lavorare lo staff», affonda Carlo Calenda. «Ancora oggi abbiamo visto su Facebook una sceneggiata indecorosa».
Gli incentivi «si revocano da sempre», dice l’ex ministro dello Sviluppo Economico. «Da 30 anni, nel contratto di finanziamento di Invitalia c’è una clausola che dice che se si chiude una fabbrica in un determinato periodo di tempo si devono ridare i soldi. Gli incentivi di cui parla Di Maio sono incentivi che quella fabbrica non ha ricevuto ancora. È evidente che non c’è bisogno di revocarli, perchè se la fabbrica passa di proprietà gli incentivi non li prende».
Questo per quanto riguarda 7 dei 15 milioni che Di Maio ha annunciato di ritirare. «Gli altri 8 che vuole revocare sono dell’impianto di Carinaro, dove gli investimenti sono stati fatti. E che facciamo, lo chiudiamo? Questo modo di relazionarsi con i lavoratori è gravissimo».
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