In Russia centinaia di arresti alla manifestazione pro Golunov, il giornalista incarcerato
Sono state arrestate 200 persone durante una marcia organizzata a Mosca in difesa del giornalista anti-corruzione Ivan Golunov. Questa la cifra secondo la polizia. Invece, stando a quanto riferito dai gruppi di monitoraggio, sarebbero quasi 400 le persone finite in manette, dunque quasi la metà dei mille partecipanti.
Tra questi, l’iconico oppositore di Vladimir Putin Alexeï Navalny. Durante la protesta non autorizzata, i manifestanti si sono scontrati con la polizia, in tenuta anti-sommossa.
«Il potere ha terribilmente paura della dimostrazione di solidarietà fantastica e unanime nel contesto del caso Golunov. È importante per loro distruggere la solidarietà generale, poi intimidire e imprigionare quelli che insistono», ha scritto su Twitter Navalny che ora rischia un mese di prigione.
Con lui, sono stati arrestati molti giornalisti del quotidiano di opposizione Novaïa Gazeta, del giornale Kommersant e del magazine tedesco Der Spiegel.
Mass arrests have started here. I have seen at least 5 people being dragged off. People shouting “Shame!” and “Who are you serving?!” pic.twitter.com/CConRW9mfG
— Emily Sherwin (@EmilyCSherwin) 12 giugno 2019
Il caso Golunov
Il giornalista trentaseienne, che lavora per il sito indipendente Meduza, ha scritto dei guadagni della famiglia del vicesindaco di Mosca, del costo dei lavori pubblici nella capitale russa e della censura dei media. Il giornalista è stato arrestato venerdì 7 giugno da alcuni poliziotti che sostenevano di aver trovato nel suo zaino e poi nel suo appartamento delle importanti quantità di droga.
A partire dal giorno stesso, l’opposizione si è organizzata su internet e alcuni cittadini si sono coordinati per protestare individualmente, uno dopo l’altro, di fronte alla sede moscovita della polizia, rispettando le severe leggi russe che regolano i raggruppamenti di persone nei luoghi pubblici.
I giornali di Stato hanno mostrato alcune perplessità di fronte a queste accuse. Le fotografie di quello che sembrava essere il rifugio di un narcotrafficante, spacciate per l’appartamento di Golunov, si sono presto rivelate false.
Sui sacchetti di droga non sono inoltre state trovate impronte del giornalista. Martedì 11 giugno l’uomo è stato liberato proprio a causa della mancanza di prove e delle contestazioni: una retromarcia rarissima da parte delle autorità russe.
Golunov ha affermato che «continuerà a fare il suo lavoro e proseguirà le sue inchieste, per essere all’altezza della fiducia di coloro che l’hanno sostenuto».
È stata aperta un’inchiesta sulle azioni dei poliziotti che hanno fermato Golunov. Questi agenti sono stati sospesi dal loro incarico fino a quando le indagini non si saranno concluse, per volere del ministro dell’Interno Vladimir Kolokotsev.
La marcia del 12 giugno che ha portato all’arresto di 200 manifestanti era stata inizialmente organizzata per richiedere la liberazione del giornalista. Dopo che Golunov è stato scagionato, la rivendicazione della contestazione è diventata il licenziamento dei poliziotti.
La Russia è all’ottantatreesimo posto per libertà di stampa su cento Paesi valutati dall’organizzazione non governativa Freedom House.
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