Ex Ilva, i genitori occupano le scuole chiuse per inquinamento
Dal 1 marzo 2019, le scuole Deledda e De Carolis del rione Tamburi di Taranto sono chiuse a causa della loro vicinanza alle colline ecologiche dell’ex Ilva.
Nel pomeriggio del 12 giugno, un gruppo di genitori degli alunni ha occupato simbolicamente il cortile del plesso Deledda, restando nell’edificio per tutta la notte. L’obiettivo è quello di chiedere che l’ordinanza del sindaco venga messa in pratica.
Le famiglie degli studenti hanno chiesto chiarezza all’amministrazione comunale sulle condizioni dell’area, sotto sequestro dal 7 febbraio per motivi di inquinamento.
Secondo gli accertamenti di Arpa Puglia, la zona ha superato le Concentrazioni soglia di contaminazione (Csc): i valori di policloro-dibenzo-p-diossine raggiungono i livelli di 45,06 ng/Kg a fronte di un valore limite di 10.
Le collinette, barriere artificiali realizzate negli anni Settanta con lo scopo per dividere le abitazioni del quartiere dallo stabilimento siderurgico, sono diventate nel corso degli anni sarebbero delle discariche di rifiuti industriali.
«La nostra permanenza – hanno annunciato i genitori- sarà ad oltranza fino a quando chi di competenza non verrà a portare risposte concrete, certe e verificabili rispetto all’inizio del nuovo anno scolastico che ad ora è completamente incerto».
«Ribadiamo assolutamente che non vogliamo spostare i nostri figli e le nostre figlie in istituti che si trovano al di fuori dei Tamburi – hanno continuato – perché pretendiamo di vivere e restare liberamente nel nostro quartiere».
Le posizioni nel Governo
La questione dell’Ilva è, al pari della Tav, una delle tematiche lavoro/ambiente che divide il Governo. Nell’ambito del decreto Crescita, si è riaperta la questione sulla norma che limita l’immunità penale per i manager e i commissari straordinari dell’ex Ilva, oggi di proprietà della AncelorMittal, circoscrivendola all’Aia.
Uno scudo che al momento copre solo le condotte fino al 30 giugno al 2019, ma che la Lega vorrebbe estendere almeno fino al 2023. Il vicepremier Luigi Di Maio, invece, vorrebbe correggere la scadenza solo fino a settembre 2019, limitando al massimo l’esclusione della responsabilità penale degli attuali proprietari. Un punto che potrebbe peggiorare una questione già parecchio spinosa.
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