La marea dello scandalo dei magistrati può toccare il Quirinale? Ecco i fatti
Ma è vero che si tenta di spingere il presidente Sergio Mattarella, che è a capo del Consiglio Superiore della magistratura, nello scandalo che sta sconvolgendo lo stesso Csm dopo l’apertura dell’indagine su Luca Palamara e quel che ne è venuto fuori in questi giorni? La cosa è parsa evidente ieri, quando fonti del Quirinale hanno smentito qualsiasi incontro tra Mattarella e l’ex ministro Pd Luca Lotti negli ultimi dieci mesi.
Perché si è resa necessaria e urgente questa precisazione? Perché una marea stava montando a partire da una frase al riguardo pronunciata da Lotti in una delle cene di lavoro con Palamara, Cosimo Ferri e i membri del Csm, in cui si studiavano le strategie per portare alla guida delle principali procure magistrati graditi (ma Lotti è indagato a Roma per il caso Consip). Ma non solo: c’è un altro elemento più importante.
Nell’interrogatorio reso ai Pm di Perugia che lo hanno indagato, a Palamara viene chiesto se davvero sapesse di essere intercettato, come emerge da una registrazione, in cui il magistrato romano parla con Cosimo Ferri del software spia. A rivelarlo è Carlo Bonini su la Repubblica. I due, Palamara e Ferri, “fanno riferimento alla circostanza che a mettere sull’avviso di quelle intercettazioni siano stati dei consiglieri del Csm che a loro volta hanno saputo quella circostanza coperta da segreto da una fonte del Quirinale. Palamara a questo punto interrompe i pm che lo interrogano.
«Lo sapete già, allora…». E fa il nome di quella asserita talpa indicata dai consiglieri nelle loro chiacchiere notturne a ruota libera: Stefano Erbani, consigliere per gli affari dell’Amministrazione della Giustizia del Vapo dello Stato. Raggiunto da la Repubblica, Stefano Erbani dice: «È una storia semplicemente e completamente falsa, come è falso che abbia mai avuto rapporti con Ferri o Palamara in questa vicenda». Ma è chiaro che in molti, specie coloro che non amano Mattarella, non si fermeranno a questa smentita.
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