Sentenza storica in Botswana: l’omosessualità non è più reato. Ma nel resto dell’Africa?
Buone notizie dal Botswana nel mese del Pride. La Corte suprema di Gaborone ha decriminalizzato i rapporti intimi omosessuali. Una decisione che gli attivisti Lgbtq+ del Paese hanno definito un passo in avanti fondamentale per i diritti civili in Africa.
Come sono cambiate le cose in Botswana
L’omosessualità è stata illegale in Botswana a partire dal XIX secolo, quando il territorio, allora chiamato Bechuanaland, era sotto il dominio inglese. La sezione 164 del codice penale del Paese metteva fuorilegge «reati innaturali» definiti come «rapporti carnali contro l’ordine naturale».
Le persone accusate di aver commesso tali atti rischiavano fino a sette anni di carcere, che si riducevano a cinque per coloro che ci avevano solamente «provato». La legge è stata un’imposizione della potenza coloniale, in un’epoca in cui il Regno Unito puniva severamente i rapporti sessuali tra due uomini. Più della metà della settantina di Paesi che criminalizzano l’omosessualità nel mondo sono ex colonie inglesi.
Un querelante anonimo, identificato solamente con le iniziali L.M., ha portato nel 2018 la legge anti-omosessualità davanti alla corte Suprema del Botswana. In una dichiarazione scritta, letta in tribunale dal suo avvocato, L.M. ha affermato: «Non vogliamo che le persone siano d’accordo con l’omosessualità ma che siano tolleranti».
Un avvocato del governo aveva risposto che la legge non dovrebbe essere abolita perché riflette i valori della società del Botswana. L’11 giugno però, tre giudici hanno votato all’unanimità per revocare le legge. Il magistrato Michael Leburu ha affermato che la norma era «discriminatoria» nei confronti degli omosessuali e violava la Costituzione. Ha inoltre sostenuto che abolirla era una questione di protezione dei diritti umani. Una causa simile era già stata intentata nel 2003, ma era stata persa in appello.
La situazione nel resto del continente
Tra le ex colonie del Regno Unito, vari Paesi hanno decriminalizzato l’omosessualità. Tra questi, il Belize e il Sud Africa. All’inizio del 2019 l’Angola ha levato il bando sugli «atti contro natura». Il governo dell’ex colonia portoghese è andato anche più lontano, vietando la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
In maggio, i giudici kenioti hanno invece deciso di mantenere le leggi che criminalizzano i rapporti omosessuali, una scelta che ha minacciato di sabotare il lavoro degli attivisti che da anni lottano per i diritti Lgbtq+ nel Paese.
In Africa, più di 30 Paesi criminalizzano ancora i rapporti omosessuali consenzienti. In nazioni come la Somalia e il Sudan, l’omosessualità è punibile con la morte. In Sierra Leone, Tanzania e Uganda, se una coppia di uomini o di donne ha un rapporto sessuale rischia l’ergastolo.
Anche nei Paesi dove l’omosessualità non solo è decriminalizzata, ma sono legali anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso, discriminazione ed emarginazione rimangono all’ordine del giorno. In Sudafrica per esempio, che ha legalizzato il matrimonio omosessuale nel 2006, diventando il quinto Paese del mondo a farlo, l’omofobia rimane dominante.
Il Paese figurava tra le sei nazioni africane dove il rifiuto dell’omosessualità è diffuso, identificate nel 2013 dal Pew research center. Lo stesso sondaggio mostra che il 90% dei kenioti pensano che la società non dovrebbe accettare l’omosessualità.
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