Sui libri di storia leggiamo racconti di persone che, con le loro imprese, hanno cambiato il mondo. Guglielmo Marconi aveva 21 anni quando inventò la radio, Ray Tomlinson stava per compierne 30 quando è riuscito a inviare la prima mail al mondo. Ma questo è il passato: «New faces» è la rubrica dedicata ai giovani che credono nelle proprie piccole rivoluzioni, oggi. Per innovare il domani.
Era il 2017 quando l’ennesima lite per organizzare un viaggio stava per rovinare amicizie e vacanze estive. Chi mette la carta per pagare? «Ma non era la prima volta che accadeva», racconta Alberto Porzio, 27 anni e già due startup lanciate.
«Spesso organizziamo viaggi di gruppo e bisogna essere veloci per non perdere l’offerta o vedere un hotel tutto esaurito. Poi magari qualcuno ci metteva mesi per restituire i soldi a chi aveva anticipato la carta di credito». Alberto ha cercato un’app per risolvere il problema, ma non esisteva nulla del genere. «Così l’abbiamo inventata noi»
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Nasce SplittyPay
Alla fine, l’estate 2017 la comitiva di Alberto è riuscita a partire in vacanza. «Ma tornati a Milano ci siamo messi subito al lavoro – racconta. – Quando si ha un’idea, le prime fasi sono sempre molto confuse e, probabilmente, l’idea che hai avuto non sarà identica al prodotto che poi porterai sul mercato. Una volta individuato un need preciso e una possibile soluzione, il primo step è trovare uno o più co-founder con competenze complementari e con tanta voglia di mettersi in gioco».
Il Team
Gli artefici di SplittyPay sono Alberto Porzio e Matteo Anthony Destantini. Il primo ha frequentato il corso di Scienze internazionali all’Università Statale di Milano, il secondo è laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria gestionale.
«A 22 anni abbiamo fondato la nostra prima azienda, ZZZleepandGo, una startup che ha sviluppato degli “Sleeping Pods” da posizionare all’interno degli aeroporti per permettere ai viaggiatori in transito o che hanno avuto disagi col proprio volo, di riposare in un ambiente pratico e sicuro». Ma prima di diventare due giovani visionari colleghi e imprenditori, Alberto e Matteo erano grandi amici.
Chi dorme…
Non avevano ancora terminato gli studi quando la startup è decollata. «Dopo cinque anni, però, non eravamo più motivati come all’inizio e abbiamo scelto di accettare l’offerta di un importante fondo d’investimento», spiega Alberto, che non può raccontare i dettagli economici dell’operazione.
Così, a 27 anni, venduta la prima società si sono messi all’opera per risolvere un’altro problema dei giorni nostri: «Le migliori imprese nascono così, per trovare soluzioni che prima non esistevano». Alberto e Matteo proprio non riescono a stare fermi. Chi dorme, anche se in uno Sleeping pod, non piglia pesci.
Cos’è SplittyPay
La startup fintech offre un servizio di pagamento online alternativo a quelli tradizionali che permettono l’inserimento di una sola carta di credito. «Vogliamo rendere semplici gli acquisti e le prenotazioni di gruppo online, dalla cena delivery al biglietto aereo per Cuba».
Senza dover anticipare soldi a nessuno, «il nostro strumento mira a ridurre il tasso di abbandono del carrello del merchant, offrendo al cliente la possibilità di suddividere l’importo totale in quote uguali o personalizzate e pagare con più carte di credito/debito istantaneamente». Una soluzione da implementare direttamente nel carrello online, senza “splittare” i soldi prima o dopo l’acquisto con app per il trasferimento di denaro.
L’album dei ricordi
«Uno dei momenti che ricordiamo con maggior piacere in SplittyPay sono sicuramente la chiusura del nostro primo round di finanziamento e conseguente aumento di capitale, un traguardo molto importante perché avvenuto in una fase iniziale di sviluppo dell’idea dove i Business Angels si sono fidati più dei componenti del team che del prodotto in sé», non nasconde Alberto.
«Il secondo momento è sicuramente rappresentato dal premio Fintech dell’Osservatotio e-commerce del Politecnico di Milano, vinto a dicembre 2018. Riconoscimento fondamentale per certificare che la nostra startup fintech è sulla giusta strada». Il terzo momento lo ricordiamo noi: quest’anno SplittyPay è stata invitata al Ces di Las Vegas, la più importante fiera dell’innovazione al mondo.
Essere e parlare da “startupper”
«Il team è tutto – ribadisce più volte Alberto – puoi avere un’idea rivoluzionaria, ma quello che fa realmente la differenza è l’execution. La fase di creazione dell’Mvp (versione iniziale del prodotto, ndr.) e la seguente di lancio sul mercato sono quelle più frenetiche e incerte in una startup, dove c’è un alto tasso di mortalità. Se il mercato non risponde in maniera adeguata si è destinati a chiudere. Superata indenne questa fase si inizia il consolidamento e la fase di Scale-up. Contrariamente a quello che si possa pensare anche questa fase è molto complicata, ma le probabilità di fallimento sono leggermente inferiori a quelle della fase precedente. La fase al quale ogni “startupper” mira è quella dell’exit, che può essere intesa come vendita delle quote a un’altra azienda, un Buyback, cioè i founders riacquistano le quote cedute in precedenza, oppure tramite IPO (l’offerta pubblica iniziale, ndr.)».
Fare innovazione in Italia
Iniziamo dalle cose positive. «I pro di fondare una startup in Italia sono stanzialmente due: la prima cosa è si ha a che fare con un mercato già conosciuto – dice Alberto, parlando appunto da italiano. – La seconda è che nonostante l’Italia sia in crescita per quanto riguarda il settore startup, parliamo di un ecosistema ancora arretrato rispetto ad altre nazioni europee o rispetto agli Usa. Questo significa minor competizione interna e la possibilità di creare aziende di successo anche con idee non totalmente disruptive».
Ma ci sono anche degli aspetti negativi. «Quelli che ho indicato inizialmente come pro lo sono solo per la fase di lancio. Infatti i contro di fare startup in Italia è che il mercato è piccolo e frammentato. Inoltre la burocrazia non aiuta nella crescita e nella nascita di nuove imprese, anche se devo ammettere che rispetto la mia precedente esperienza – iniziata nel 2014 – ci sono stati molti passi in avanti». Purtroppo però, «il totale degli investimenti in startup in Italia è nettamente inferiore rispetto ad altri paesi come Francia, Germania, Spagna e UK».
Guardando al futuro
«Il nostro obiettivo principale è integrare SplittyPay sui maggiori e-commerce europei – spiega Alberto. – Per farlo dovremo essere molto bravi nel rapportarci e nel stringere partnership con i big player nel settore Payments. Inoltre stiamo lavorando a funzionalità aggiuntive per la piattaforma attuale oltre ad un ampliamento dell’offerta con altri prodotti. Il nostro obbiettivo è quello di dare soluzioni a 360° per i pagamenti online, diventando un punto di riferimento per i pagamenti “splittati” e non solo». A giugno 2019 la startup ha lanciato una nuova piattaforma di collette online, Splitted.it.
Partire da zero oggi si può
I giovani possono fare innovazione in Italia partendo da zero o bisogna andare per forza all’estero? «L’Italia di oggi è molto diversa da quella di qualche anno fa dove per poter innovare bisognava superare barriere insormontabili oppure andare altrove. Si può sempre migliorare, ma i segni di crescita del mondo startup si vedono e si sentono, basti pensare ai moltissimi bandi europei disponibili in base al settore e alla regione. Oppure agli innumerevoli eventi e pitch competition. Ancora, pensiamo ai tanti incubatori e acceleratori che nel tempo hanno acquisito un posto di rilievo anche nel panorama internazionale». E come esempio naturale potremmo citare PoliHub, incubatore di Milano del quale SplittyPay fa parte.