Strage in Nuova Zelanda, il terrorista australiano si dichiara: «Non colpevole»
L’attentatore australiano che il 15 marzo ha ucciso 50 persone e ferito decine in due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, si è dichiarato: «Non colpevole» per tutti i capi d’accusa che gli sono stati addebitati in tribunale, dove deve rispondere di omicidio per le vittime e tentato omicidio per i feriti con l’aggravante terroristica. Si tratta di un triste primato, quello di Brenton Tarrant, 28 anni. Primo caso di terrorismo in Nuova Zelanda ma anche più grande massacro in tempo di pace. La reazione della Nuova Zelanda era stata encomiabile: dopo i molti gesti di solidarietà tra i cittadini, il Governo della Prima ministra Jacinda Ardern aveva subito introdotto un divieto sulla vendita di armi d’assalto.
In un manifesto diffuso su Twitter, Tarrant aveva motivato la sua decisione di compiere l’attentato facendo riferimento al calo di fertilità e all’invasione demografica di popoli non europei definendo il fenomeno un «genocidio bianco», parole che gli sono valse l’epiteto di ‘suprematista bianco’. Sempre su Twitter, l’attentatore aveva diffuso delle fotografie che mostravano dei caricatori di fucili con sopra incisi i nomi di alcuni ispiratori, tra cui figuravano anche quelli di due italiani, Luca Traini e Sebastiano Venier. La polizia aveva anche aperto un’indagine sui possibili rapporti con il partito di estrema destra austriaca, Identitäre Bewegung Österreichs, a cui Tarrant aveva fatto una donazione. Tarrant è attualmente detenuto nella Auckland Prison a Paremoremo, considerata la più dura prigione nel Paese. Il suo processo è atteso per il 4 maggio dell’anno prossimo. Nel frattempo resterà in prigione.
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