Caos procure, il pg della Cassazione chiede sospensione da funzioni e stipendio per Palamara
Sospensione facoltativa dalle funzioni e dallo stipendio di Luca Palamara, l’ex presidente della associazione nazionale magistrati indagato a Perugia. A chiederla è il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio. La sezione disciplinare del consiglio superiore della magistratura si pronuncerà sulla richiesta il 2 luglio prossimo. Il provvedimento è stato chiesto il 12 giugno scorso ed è di natura cautelare, cioè destinato a intervenire prima che si celebri il processo disciplinare.
Nelle intercettazioni, l’incontro con Palamara
Dalle intercettazioni emerse dall’indagine per corruzione a carico dell’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, emergono nuovi dettagli sul caso che ha fatto scoppiare lo scandalo Csm e che stavolta tirano in ballo alcuni magistrati di punta della giustizia italiana, arrivando fino a Riccardo Fuzio, procuratore generale della Corte di Cassazione, lo stesso che poi ha firmato gli atti di incolpazione proprio di Palamara e degli altri magistrati presenti con lui nell’ormai nota riunione notturna in hotel assieme a Luca Lotti e Cosimo Ferri. A maggio Palamara non era solo impegnato a caldeggiare la candidatura di Marcello Viola alla procura di Roma, ma anche a scoprire a che punto fossero le indagini su di lui a Perugia. Come riporta il Corriere della Sera, la notte del 16 maggio Palamara si mette in contatto con il consigliere Csm Luigi Spina, che l’avvisa della sua iscrizione nel registro degli indagati a Perugia: «Ci stanno i viaggi…». Palamara si sfoga: «È una porcata». La notifica è passata dal comitato di presidenza del Csm, del quale fa parte il pg di Cassazione Fuzio: «Allora Riccardo ma che c… ha fatto» sbotta Palamara. «Non c’è Riccardo c…- gli risponde Spina – Riccardo non c’è è questo il punto… Riccardo non ci sta, io l’ho avvisato… Riccardo non ci sta… sta all’estero». Rientrato in Italia, Fuzio avrebbe incontrato Palamara, con il quale condivide la stessa corrente e ne è amico. Il colloquio però, avvenuto il 27 maggio, è coperto dalla secretazione della procura di Perugia.
Gli ostacoli napoletani
Perché si realizzasse la strategia di Palamara per essere nominato procuratore aggiunto di Roma, come emerso dalle intercettazioni, era necessario che il nuovo procuratore di Perugia si considerasse in debito con lui per quella nomina. La riconoscenza poteva arrivare quindi con la chiusura delle indagini su Palamara e l’apertura di un procedimento penale per il suo “nemico”, come riporta la Repubblica. Candidato a quel posto è l’attuale procuratore di Napoli Giuseppe Borrelli, che non aveva sostenuto fino a quel momento. Per questo il magistrato chiede al consigliere togato Luigi Spina un modo per far arrivare il messaggio a Borrelli con un altro consigliere del Csm, il napoletano Michele Ciambellini di Unicost, che su Borrelli aveva raccolto una base di consenso.
Per Palamara, Ciambellini è «uno che fa il feudatario» nella gestione territoriale dei voti nel Napoletano. «Mi hanno già inculato – dice l’ex presidente dell’Anm a Spina in quella notte dell’9 maggio – perché a Napoli ogni magistrato scredita l’altro. Ognuno dice dell’altro che non conta un cazzo. L’unica è che su Napoli l’unica carta che possiamo giocarci e di cui mi fido di più è Sirignano», cioè il pm anticamorra all’Antimafia nazionale, la cui compagna è Ilaria Sasso Dal Verme, distaccata al Csm e membro della commissione degli incarichi direttivi. Sirignano per Palamara è una figura utilissima perché potrebbe aprire un canale diretto con il capo dell’Antimafia, Federico Cafiero De Raho, anche lui napoletano. Palamara spende anche il suo nome: «Questo discorso che ti sto facendo, l’ho fatto non solo a Sirignano, ma anche a Cafiero. Sapeva tutto della situazione di Roma e di quello che mi volevano fare e mi ha detto: “Hai perfettamente ragione sul ridimensionamento di Pignatone”».
La smentita di De Raho
Il confronto tra Palamara e De Raho non ci sarebbe mai stato. Anzi, secondo quanto scrive la Repubblica, il magistrato è sconcertato e ha commentato secco: «Quello che mi viene attribuito è pura millanteria».
Borrelli «ha le palle per farlo?»
Ben più disponibile al dialogo è Sirignano, che in un’intercettazione del pomeriggio del 7 maggio viene contattato da Palamara: «Questo (Borrelli, ndr) ce l’ha le palle per farlo? Perché mi dicono che è il candidato di Area». Sirignano lo tranquillizza: «Ho parlato con Peppe e gli ho detto: “Guarda che se vai tu a Perugia, è perché sei affidabile. E capiscimi cosa vuol dire questa parola”. Gli ho anche detto: “Te la devo spiegare?”. E lui ha detto: “No no, ho capito”. Io e te siamo troppo legati per dirti che Borrelli è 99 per cento». Intanto Borrelli ha denunciato Sirignano alla procura di Perugia, con tanto di audio che smentirebbe il collega sul suo conto.
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