L’addio di Totti alla Roma: «Andarmene? Era meglio morire. Non è colpa mia» – Il video
«Alle 12.41 del 17 giugno 2019 – ha detto Francesco Totti con la voce rotta dall’emozione – ho mandato un’email al Ceo della Roma». L’addio dello storico capitano giallorosso è ufficiale, anche se la separazione, se ancora c’erano dubbi, non è stata consensuale: «Come ho sempre detto, i presidenti, gli allenatori e i giocatori passano, le bandiere non passano. Diciamo che non è stata colpa mia prendere questa decisione». Poco dopo ha aggiunto: «Staccarmi dalla Roma? Oggi potevo anche morire, era meglio. Sicuramente non ho mai fatto e mai farò del male alla Roma, anche in questo momento». Totti ha voluto tenere la conferenza stampa nel Salone d’Onore del Coni, non dalla sala stampa ufficiale dell’As Roma. Una scelta che appare subito carica di simbolismo, così il giorno in cui la conferenza si svolge, cioè il 17 giugno, anniversario dell’ultimo Scudetto vinto dalla Roma nel 2001.
«Non è colpa mia»
«Non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, né sono stato coinvolto in un progetto credibile – ha chiarito poi Totti rispondendo alle domande dei giornalisti – Al primo anno ci può stare, ma al secondo anno ho capito che mi tenevano fuori da tutto. Sapevano le mie intenzioni, la mia voglia di poter dare tanto a questa società, ma loro sinceramente non mi hanno mai voluto. Mi tenevano fuori da tutto».
Il messaggio ai romanisti e ai romani
All’ex capitano romanista ricordano i tantissimi tifosi “disorientati” dopo il suo annuncio e se il suo è solo un “arrivederci”: «Al popolo di Roma devo dire solo grazie. C’è stato sempre rispetto, sia in campo che fuori, con tutti. Per me la Roma è la squadra più importante del mondo. Vederla ora così in difficoltà mi rattrista e mi dà fastidio. I tifosi della Roma sono diversi dagli altri, hanno una passione e una voglia, sono parte integrante di questa squadra».
«Disposto a tornare, con altra proprietà»
«Il mio è un arrivederci, non un addio – ha chiarito Totti – Da Francesco direi che è impossibile vedere la Roma senza Totti, così come da romanista. Per questo momento prenderò altre strade. Adesso prenderò altre strade, e nel momento in cui un’altra proprietà punterà forte su di me io sarà sempre pronto». «Sono entrato in punta di piedi da dirigente, perché per me era una realtà nuova. Di promesse me ne sono state fatte tante, ma non sono mai state mantenute. Almeno per quello che sapevano che io volessi. Anch’io ho un carattere e una personalità, non sto lì a fare quello che ogni tanto mi chiedevano di fare. Lo facevo per la Roma, ma poi ho ritenuto di non poter continuare».
Il piano degli “americani”
«È stato un pensiero fisso di alcune persone di levare la Roma ai romani – ha detto Totti riferendosi alla proprietà americana del club – Alla fine è prevalsa la verità: sono riusciti a ottenere quello che volevano. Da otto anni a questa parte, gli americani hanno cercato in tutti i modi di poterci mettere da parte. Man mano che passavano gli anni, hanno cercato in tutti i modi per farlo. Ci sono riusciti». Totti ha poi criticato l’assenza del patron romanista, James Pallotta: «Il giocatore trova sempre un alibi, una scusa, quando le cose vanno male si dice che manca il presidente, il ds, nessuno della società che ci dice le cose. E questo crea problemi alla squadra, un danno. Il presidente deve essere più sul posto, quando vedono il capo i giocatori, i direttori, dal primo all’ultimo, stanno sull’attenti, cominciano a lavorare come dovrebbero. Quando non c’è il capo, fanno come gli pare».
Tra la dirigenza americana della Roma e Totti le divergenze erano tantissime, a partire proprio dall’eccessiva sincerità dell’ex capitano romanista: «Bisogna essere trasparenti con la gente, bisogna dire la verità – ha aggiunto Totti – Una volta che dissi in una intervista che dovevamo lottare per il quarto posto e la Juve avrebbe vinto lo scudetto mi è stato detto che ero un’incompetente, che avevo tolto un sogno ai tifosi. Io sono abituato a dire la verità e quindi qui dentro non ci potevo stare».
Gli ultimi tentativi
«L’unico allenatore che ho scelto è Ranieri, un uomo vero – ha riconosciuto Totti – che sarebbe venuto anche gratis. Quando l’ho chiamato, mi ha detto “domani sono a Trigoria”. I romanisti devono essere fieri di questo uomo». L’ex capitano giallorosso ha poi spiegato di essere stato coinvolto solo nella scelta di Ranieri a livello tecnico e ringrazia il Ceo Fienga: «L’unico che mi ha detto che mi voleva direttore tecnico, l’unico che ci ha messo la faccia. Nessun altro mi ha fatto una proposta del genere, me l’ha detto tre mesi fa che mi avrebbe fatto fare il Dt ma se dall’altra parte c’è chi ti mette sempre i bastoni fra le ruote, non sono stupido». «L’unico allenatore che ho chiamato di persona è stato Antonio Conte. Gli altri nomi che ho letto in questi giorni, da Gattuso a Gasperini, da De Zerbi a Mihajlovic, sono pura fantasia, anzi fantascienza».
Il trattamento riservato a De Rossi
Appena un mese fa, nella Roma c’era stato un altro turbolento addio, quello di Daniele De Rossi, esasperato dal rapporto ormai logoro con una parte della dirigenza. Totti aveva messo in guardia i vertici romanisti a tempo debito: «A settembre ho detto ai dirigenti di avvertire Daniele subito che non l’avrebbero rinnovato e non fare come hanno fatto con me perché è il capitano della Roma e va rispettato. Poi c’è stato contesto difficile e nessuno si è preso la responsabilità. Non capisco se è una cosa voluta o è che non ci pensano. In ogni caso era quello che hanno sempre voluto: levare i romani dalla Roma».
Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev