Don Fortunato Di Noto, il prete anti-pedofili: «Sento il dramma sulla mia pelle» – L’intervista
Bambini abusati da uomini e donne senza scrupoli, dagli stessi che dovrebbero proteggerli e che, invece, approfittano del loro corpo. Immagini agghiaccianti che ogni giorno don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione “Meter” di Avola (Siracusa), denuncia alla polizia postale. «Voglio salvare i bambini da questa schiavitù ma quello che mi preoccupa è la mancanza di una coscienza collettiva. Fa più indignare il cane abbandonato che il bambino abusato» ci confida.
I pedofili minorenni
Proprio oggi, in seguito alla denuncia di una madre e al lavoro della polizia postale di Catania, sono stati scoperti dei gruppi Whatsapp all’interno dei quali sarebbero circolate foto di minori in atteggiamenti sessuali. E c’è di più: a fruirne erano soprattutto adolescenti. Su 51 indagati, ben 30 sono minorenni. «Non c’è più età. Questo è un caso inquietante, guai a parlare di bravata. Questo è un reato, questi sono abusi sessuali. E se quei bambini e quelle bambine fossero i loro fratellini o le loro sorelline?» tuona il prete a Open.
«Un abuso lascia ferite profonde»
Con la diffusione dei social network e delle nuove tecnologie, i pedofili riescono a fare network, a scambiarsi foto e video non solo nel cosiddetto “deep web” (il web sommerso, ndr) ma anche alla luce del sole, sui siti web e persino su Whatsapp: «Non capiscono che dietro quelle immagini, di bambini abusati, c’è una sofferenza indescrivibile. Non entrano nel dramma delle vittime. Un abuso lascia ferite profonde».
Spesso il pedofilo non si limita a guardare le foto o i video dei bimbi violentati: abusa del loro corpo, approfitta della loro debolezza, della loro innocenza. Tutte persone insospettabili, dal «professionista in giacca e cravatta all’adolescente».
Le denunce di “Meter” e del prete anti-pedofili
In 15 anni “Meter” ha denunciato centinaia di migliaia di siti e «fatto scattare 23 operazioni internazionali». Solo nel 2018 ha scoperto 3 milioni di foto, 1 milione di video e 14mila link contenenti materiale pedopornografico: vittime sempre i bambini, abusati negli asili, nelle parrocchie («Se il pedofilo è un prete, lo denuncio, sia chiaro») e nelle scuole.
«Io, quando scopro nuovi siti pedopornografici, provo tanta amarezza e rabbia. Sento il loro dramma sulla mia pelle» ci confessa.
«Manca la cooperazione internazionale»
Una lotta che don Fortunato Di Noto porta avanti con grande determinazione e sacrificio e che si alimenta anche di segnalazioni provenienti dai cittadini. Quello che manca, ci spiega, è la cooperazione internazionale: «Con l’Italia mai avuto problemi, l’intervento è tempestivo, i siti vengono oscurati e le indagini partono subito. In altri Paesi sono troppo lenti o non hanno una legislazione adeguata per una materia così delicata».
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