Più pieno è il portafoglio perso, più probabilità ci sono che venga restituito – Lo studio
Nel 2015, uno studente è partito dall’aeroporto di Zurigo con una valigia piena di portafogli vuoti, un sacco di soldi liquidi e 400 paia di chiavi. Le autorità lo hanno fermato per un interrogatorio. Il ragazzo ha spiegato che si trattava di una ricerca scientifica, condotta dalle università di Zurigo, Michigan e Utah, il cui esito è stato ora pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.
L’esperimento
Lo studente faceva parte di un team di ricercatori che volevano rispondere a due domande fondamentali. La prima era se le persone restituiscono i portafogli, la seconda: se la quantità di denaro che ci trovano influisce su questa scelta. Per rispondere hanno fatto in modo di smarrire ben 17mila portafogli in 355 città di 40 paesi per testare le reazioni di chi li avrebbe ritrovati.
Ignari i membri dello staff di musei, alberghi, banche e stazioni di polizia sono diventati le cavie di un test di economia comportamentale. A loro venivano infatti presentati da un ricercatore travestito da turista i presunti portafogli smarriti che contenevano una lista della spesa, una chiave e dei biglietti da visita scritti nella lingua locale.
«L’ho appena trovato, qualcuno deve averlo perso, può occuparsene lei?», chiedeva velocemente lo straniero prima di andarsene. In alcuni casi vari impiegati ricevevano portafogli che non contenevano denaro, in altri cifre che andavano dall’equivalente di 15 a 100 dollari.
I risultati
Indipendentemente dal Paese, i cittadini hanno dimostrato di essere più propensi a restituire i portafogli che contenevano la più alta quantità di denaro. In media è stato restituito il 51% dei portafogli contenenti denaro e il 40% di quelli vuoti. «Quando le persone possono trarre grande beneficio da comportamenti disonesti, aumenta il desiderio di imbrogliare, ma aumenta anche il costo psicologico di vedere sé stesso come un ladro, e a volte è questo che domina», scrivono gli autori.
Uno studio da 600mila dollari
L’esperimento è costato in totale 600mila dollari ma è riuscito a contraddire vari modelli economici che sostengono che le persone hanno più probabilità di essere disoneste quando il potenziale guadagno è più alto. Contraddice anche i 300 economisti che i giovani ricercatori avevano interrogato prima di condurre lo studio, che avevano affermato che le persone avrebbero restituito più facilmente i portafogli che contenevano una minor quantità di denaro.
La classifica dei Paesi
A livello comparativo, i diversi Paesi hanno anche registrato tassi di onestà diversi. Aprono la lista Svizzera e Norvegia (tasso di restituzione al 70%) e la chiudono Marocco, Perù, Kazakistan e Cina, dove sono stati resi circa il 10% dei portafogli vuoti e il 20% di quelli contenenti denaro. L’Italia si trova sotto la metà, al ventiquattresimo posto, dopo Francia, Grecia, Spagna, Romania.
La spiegazione sembra risiedere nella natura del rapporto tra cittadino e Stato. «Più storicamente sono forti i legami familiari in un Paese, meno vengono restituiti i portafogli: l’Italia appare meno civica della Francia. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le persone sono più abituate a preoccuparsi del loro piccolo gruppo rispetto agli estranei», spiega Christian Zünd, dottorando dell’università di Zurigo.
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