Treviso pride, il parroco contro la preghiera di riparazione: «Non sono veri cristiani»
«Sono un parroco della città di Treviso e credo giusto, per correttezza, precisare che questi foglietti non riportano la proposta della Diocesi nè della parrocchie della città». Sono queste le parole che Don Paolo Pigozzo di Treviso ha voluto condividere con Luca Paladini, fondatore e portavoce de I Sentinelli di Milano e tra i sostenitori del Pride nel capoluogo lombardo.
«Avevamo messo un post nel quale si faceva riferimento al fatto che si sarebbe fatta una cerimonia riparatrice come se ne stanno facendo in giro per l’Italia in occasione del pride», chiarisce a Open Paladini. «Questo prete ha sentito il bisogno di comunicarci come in realtà la sua diocesi da subito si è fatta contraria a questo tipo di iniziativa senza nessun appoggio morale e spirituale».
Il riferimento è alla città di Treviso e ai volantini circolati negli ultimi giorni dove i cittadini di Treviso vengono invitati domenica 23 giugno ad unirsi in preghiera per «riparare lo scandalo di eventi pubblici come il Gay Pride, in programma a Treviso e in molte città italiane».
«Il Vescovo ha vietato quella messa e chiesto di non fare processione, attirandosi offese e maledizioni da parte di questi fanatici (molti dei quali vicini a movimenti fascisti)», chiarisce don Paolo Pigozzo.
«Una processione di riparazione contro il Gay Pride a Treviso. Ritorniamo a fare quello che facevano gli apostoli: andiamo ad evangelizzare nelle vie nelle strade», a dirlo è uno degli organizzatori della preghiera di riparazione, Lorenzo Damiano, presidente dei Pescatori di pace e già candidato di Forza Nuova.
«Questo è il cristiano, non quello che, pur scelto da Dio, se ne sta in poltrona e non prende posizione, oppure va contro la stessa sua missione», ha dichiarato Damiano. «Mi domando: se il gay Pride lo proponessero sul piazzale del Duomo o in qualche luogo parrocchiale, cosa farebbe il vescovo?», ha ribadito Damiano.
«Quando ho obiettato ad uno di loro che forse si dovevano pregare per le tante vittime morte in mare o per riparare i tanti traffici di armi del nostro popolo italiano mi sono sentito rispondere che i morti potevano starsene a casa – continua Pigozzo – e che le armi son servite anche per fare guerre giuste. Purtroppo abbiamo a che fare anche con “cristiani” di tale levatura».
Un messaggio di solidarietà e di incontro tra un’associazione di diritti civili e la chiesa che non è il primo per Paladini: «In passato ci ha scritto una suora che aveva voglia di confrontarsi con noi: è bello vedere persone della base della chiesa che sentono il bisogno di un confronto».
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