Basket, Venezia campione d’Italia. Sassari demolita al Taliercio
Due anni dopo Venezia è di nuovo sul tetto d’Italia. Lo fa col solito allenatore, Walter De Raffaele, e sempre davanti al suo pubblico, demolendo 87-61 Sassari nella gara da dentro fuori, quella che decreta vinti e vincitori.
Il leone alato si prende il tricolore nel terzo quarto quando un monumentale Bramos, mvp con 22 punti, spacca la partita e spegne Sassari, che chiude con un solo giocatore in doppia cifra (Thomas, 16) e un punteggio misero per una squadra abituata a farne 100 alla volta nelle semifinali contro Milano.
Nervi, stanchezza e vuvuzelas
Al Taliercio, dove la pioggia esterna regala refrigerio dopo le polemiche per la calura interna ben oltre il livello di guardia, le vampate non mancano ma stanchezza e nervosismo tirano presto giù secchi di precipitazione; i 14 punti nei primi 10′ della coppia veneta Haynes-Vidmar sembrano scavare un solco che, però, non permette a Venezia di scappare perché altro non sono che il manifesto delle difficoltà della Reyer (che ha vinto tutte le serie all’ultima partita, giocandone 17) a costruire i tiri puliti abitualmente distribuiti sul roster.
Merito anche di Sassari che esprime la sua filosofia: meno gioco perimetrale, più fisico. E così i soliti rimbalzi offensivi di Cooley e l’intensità collettiva della Dinamo portano all’equilibrio di sempre e a uno stato di approssimazione bipartizan che diventa confusione totale con le vuvuzelas del Talercio soundtrack ufficiale.
Panchina Venezia, fiatone Dinamo
Alla lunga, però, il punteggio basso e la profondità d’organico diventano gli imbattibili alleati di Venezia. Se poi Sassari comincia ad abbassare (fin troppo) le percentuali dal campo (chiuderà poco oltre il 30 per cento) Venezia scappa via col talento dei singoli. Watt e Daye non giocano la partita della vita, ma fanno le scelte giuste per affondare il colpo e appaltare al sarto il tricolore numero 4 della storia.
Sartoria da Bramos, l’uomo della provvidenza
La commessa la prende in carico Michael Bramos, già scudettato con la Reyer; statunitense di scuola, greco di nascita e mentalità. Abituato a giocare (e vincere) tra i caldissimi gates del Panathinaikos, è lui a spaccare la partita. I 18 punti piazzati nel terzo quarto sono martellate sulla Dinamo, che crolla fino al -24; anche perché se la palla non entra neanche da sotto (si tocca il fondo col 22%) e la triade Spissu-Polonara-Pierre galleggia nel momento chiave con nove punti tutti insieme, ribaltarla diventa impossibile.
L’ultimo quarto serve solo a riprendersi dal frastuono delle vuvuzelas. Venezia fa poker. A Sassari ora fa male, ma la storia della Dinamo e di Pozzecco resta bellissima. Per la favola toccherà riprovarci. Il lieto fine è orogranata.
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